Storia del Crest, oggetto di ornamento la cui nascita in Italia la si fa risalire intorno al 1960. Nel corso degli anni è diventato un vero e proprio emblema di marineria, poi diffuso anche in altri settori. Realizzati in fusioni di bronzo o alluminio, poi applicate su eleganti scudi in legno, sono diventati un oggetto-ricordo offerto a visitatori e autorità. Spesso i Crest adornano intere pareti a bordo delle navi o presso i Circoli Ufficiali e Sottufficiali. C’è chi come il piemontese Riccardo Schiocchetto, ex alpino innamorato di marineria, ne ha collezionati addirittura seicento, più volte esposti in occasione di mostre o manifestazioni.
Di Riccardo Schiocchetto, Federica Pacchiotti e Amm. Gino Galuppini – Gennaio 2015
Fotografie di Riccardo Schiocchetto
COS’È IL “CREST”?
La parola inglese “Crest”, oltre a significare la “Crest” a che hanno sulla testa i galli e altri uccelli, secondo il "Twentieth Century Dictionary" significa anche: “Figura decorativa che originariamente sormontava l’elmo, posta su una corona ..., oppure usata separatamente come distintivo personale su una piastra … ". Il vocabolario Webster dice: "Insegna o emblema ... come ornamento o segno distintivo per targhe, divise e simili". Da quanto sopra riferito si può concludere che la parola “Crest” indichi un emblema che può essere posto su una targa come ricordo personale o, più in generale, come ricordo di un ente o di una nave.
Con questo nome preso a prestito dalla lingua inglese sono correntemente indicate delle fusioni di bronzo, o di alluminio, di forma circolare e di vario soggetto, applicate su un sostegno di legno a forma di scudo che navi ed enti della Marina Militare offrono come loro ricordo a visitatori e autorità.
LA FUSIONE: IN BRONZO O ALLUMINIO
Se la fusione è in bronzo, la figura, e le eventuali iscrizioni, non sono colorate, se invece è in alluminio sono colorate a smalto, assumendo un aspetto più vivace. Esistono anche “Crest” più elaborati con figure a smalto, targhette in ottone con il nome della persona o dell'ente cui il “Crest” si riferisce, e questi non risultano da una sola fusione come il modello classico, ma da una "composizione" di parti varie applicate sulla tavoletta di sostegno. Oggi praticamente tutte le navi e gli enti a terra della Marina Militare si sono dotati di questi oggetti-ricordo che, oltre ad essere donati ai visitatori, vengono offerti ai Circoli Ufficiali e Sottufficiali, ai quadrati ufficiali delle altre navi, che ne adornano intere pareti. Questo per non parlare delle collezioni private conservate nelle abitazioni dei collezionisti.
I 600 “CREST” DI RICCARDO SCHIOCCHETTO
di Federica Pacchiotti
C’è una casa, in una simpatica borgata di Mompantero in Valsusa alle falde del Rocciamelone incombente, che nasconde un segreto. Entrando, potreste aspettarvi di trovare un rustico arredamento in stile montanaro, quadri, stampe e fotografie di valli e di cime innevate … ma non è così. Nella casa di Riccardo Schiocchetto, ex alpino innamorato della marineria, c’è una stanza che vi lascia a bocca aperta, tanto lontana è dall’ambiente naturale che circonda la casa: una riproduzione, in ogni singolo dettaglio, dell’ambiente di una nave. Il tavolo, le sedie, la credenza con l’alzata a vetri, insomma tutto l’arredamento sono in perfetto stile marina. Il bel colore rossiccio e caldo del legno di mogano vi circonda e vi trasporta in un altro mondo. C’e poi una ricchissima collezione di oggetti di origine marinara: bussole, sestanti, un solcometro e altri strumenti di navigazione, lampade, fanali, tutto disposto in bell’ordine nelle vetrinette. E la sorpresa aumenta quando apprendi che è tutto rigorosamente autentico, arredamenti ed oggetti, proveniente da navi in disarmo. Tutto frutto di un meticoloso e paziente lavoro di ricerca che va avanti da oltre trent’anni.
I “CREST” SUL SOFFITTO
E poi, alzando gli occhi, ti appare uno strepitoso soffitto a cassettoni, rigorosamente realizzato da Riccardo, che incorpora, in ogni riquadro, un “Crest”. Sono per la precisione trentadue, i primi di una collezione che poi è andata avanti negli anni e che ne conta ora circa seicento! Riccardo è membro attivo ed entusiasta dell’Associazione Marinai d’Italia Gruppo Valsusa. Il suo obiettivo è quello di collezionare i “Crest” di tutte le navi militari italiane in servizio; obiettivo raggiunto, con grande determinazione e pazienza, in giro per i mercatini ed i negozi specializzati di tutta l’Italia, facendo scambi con altri collezionisti, e tessendo una rete di conoscenze, tra cui anche ammiragli ed autorità militari, con cui ha stabilito anche rapporti personali e di amicizia. Inutile dire che anche la signora Giovanna, gentile consorte, è stata contagiata e coinvolta dalla stessa passione. …
I SOGGETTI E I TEMI
La casa di Riccardo Schiocchetto è invasa da queste piccole opere d’arte, per lo più fusioni in bronzo, talvolta smaltate, incorniciate su eleganti scudi in legno: ciascuno rappresenta un’unità della Marina, e molti sono arricchiti da un motto in italiano o in latino. I “Crest” che compongono la collezione di Riccardo riguardano tutte le unità militari attualmente in servizio: incrociatori, cacciatorpediniere, fregate, corvette, sommergibili, pattugliatori, cacciamine ... Alcuni poi sono legati a temi particolari, come le missioni di pace compiute dalla nostra Marina negli ultimi anni: in Libano, Somalia, Medio Oriente, contro la pirateria, ecc. Ma quali sono i soggetti rappresentati nei “Crest” ? I più svariati, a partire dalla riproduzione delle navi o di loro parti, alle divinità marine della mitologia classica, alle costellazioni, animali, stemmi di città, loghi ed opere d’arte famose (come il celebre “Uomo di Leonardo”); e non è raro il caso di artisti famosi che si sono cimentati nel disegno dei bozzetti.
I “CREST” … IN MONTAGNA
La produzione dei “Crest” ha talvolta anche travalicato l’originale tema marinaro, dedicandosi a luoghi e temi più vicini alla terra in cui ci troviamo. Il noto pittore valsusino (almeno di adozione) Tino Aime ha per esempio preparato il bozzetto per un “Crest” realizzato a ricordo dei cinquant’anni (1998) del “Sacro Cuore”, monumento realizzato con la fusione dei cannoni della seconda guerra mondiale, che dalle montagne di Meana guarda la conca di Susa. Ed anche il centesimo anniversario (1999) della posa della statua della Madonna delle nevi in vetta al monte Rocciamelone, che con i suoi 3538 metri in splendido isolamento domina la Valsusa ed è distinguibile da buona parte della pianura e della collina piemontese, è stato celebrato con una produzione limitata ma preziosa di “Crest”.
Una collezione veramente rara ed interessante, che qualche volta, fortunatamente, è uscita allo scoperto in occasione di mostre pubbliche (a Susa, Meana, Bussoleno, Oulx, Giaveno ed altre località) seppure in forma non integrale.
I “CREST”: DAL PROGETTO ALLA REALIZZAZIONE
In principio interviene lo studio grafico al quale sono date da elaborare le immagini che si vogliono riprodurre, e che lo scultore realizzerà in seguito. Lo scultore opera (quando si vuole dare il massimo risalto) nella dimensione di almeno 20/30 cm. di diametro per meglio rendere i particolari, è in questa dimensione che ogni dettaglio può essere riprodotto anche nei minimi particolari dell'artista. Lo scultore lavora in plastilina o in cera realizzando il soggetto in positivo; il passaggio successivo è quello di ricavarne una copia di gesso, materiale indubbiamente più resistente anche se deteriorabile nel tempo.
Il passaggio (plastilina/cera/gesso) osserva le seguenti fasi: sulla plastilina/cera viene passato un impasto molto liquido di acqua e gesso, si fa asciugare e si ripete l'operazione con un impasto più corposo e via così fintanto che l'opera ne sia interamente ricoperta, una volta asciutto il gesso con un lieve movimento delle mani si "estrae" la plastilina/cera, l'opera così è in negativo, e si ripete l'operazione con lo stesso sistema per riportarlo in positivo.
LA RIMOZIONE DELLE IMPERFEZIONI, IL “CREST” È PRONTO
Al termine di questi interventi, alcuni particolari potranno essere ripuliti da eventuali impurità che si siano depositate negli interstizi, il gesso del “Crest” è ora pronto, nitido e levigato; non deve, infatti, presentare nessun tipo d’imperfezione sulla sua superficie, ogni minimo calo di compattezza in superficie si trasformerà in imperfezione nel “Crest”. Il passaggio successivo è la prima fusione, quella su cui si lavorerà sempre in seguito per qualsiasi tipo di realizzazione, anche la prima fusione è trattata con la dovuta cura e ripassata da abili cesellatori per ripulirla da bave e depositi di terra. L'ultimo passaggio prima di ottenere il prototipo è la riduzione dell'opera nella misura desiderata impegnando un pantografo tridimensionale, quando l’oggetto uscirà dal pantografo il lavoro di preparazione è concluso, tutti i particolari sono leggibili, anche i più piccoli, quelli che lo scultore è andato a ricercare nel corso del suo lavoro. Ottenuto il prototipo si procede al lavoro in serie, il materiale da utilizzare per la migliore riuscita è indubbiamente il bronzo, ma anche l'ottone non è da sottovalutare, naturalmente usato ai titoli più alti.
LA TRADIZIONE DEI “CREST” NELLA MARINA MILITARE
di Ammiraglio Gino Galuppini – tratto dalla Rivista Yacht Digest
La tradizione dei “Crest” nella Marina italiana non è molto antica e si può far datare intorno all’anno 1960. Prima della seconda guerra mondiale, durante tale guerra e per oltre un decennio dopo la sua cessazione, non se ne conosceva l'uso. Le navi e gli enti, a quell'epoca, avevano invece una propria medaglia che era offerta ai visitatori e alle signore invitate alle feste a bordo, in questo caso la medaglia era ornata con un nastrino azzurro col nome della nave e da un fiore in oro, era donata agli ufficiali al termine del periodo d’imbarco. Viceversa nella Marina britannica e statunitense il “Crest” era diffuso da molti anni, nell'epoca in cui nella Marina italiana non si conosceva. Certamente è entrato nell'uso in seguito ai contatti con tali Marine, sulle cui navi i “Crest” adornavano le pareti dei quadrati ufficiali. Tuttavia la remota origine del “Crest” nella Marina italiana si può far risalire alla Circolare N. 419 datata ‘Torino,2 febbraio 1865’,quando questa era ancora la capitale del Regno, circolare che riguardava l’istituzione dei "tappi di volata". Tale circolare stabiliva che: "Ogni nave abbia per dotazione fissa un numero di difense di legno per cannoni, eguale a quello delle bocche da fuoco della batteria scoverta, e che queste difense siano costruite giusta il modello ... che verrà approvato dal Ministero". Come risulta si parlava di tappi di legno, … ma non di ornamenti da apporvi sopra.
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