L’esperto di nodi Andrea Maggiori è stato ingaggiato per realizzare le reti del bompresso, la cosiddetta “bowsprit net”, di due imbarcazioni d’epoca, Oenone del 1935 e Barbara del 1923, entrambe restaurate presso il Cantiere Del Carlo di Viareggio. Una vera e propria dimostrazione di arte marinaresca solo apparentemente alla portata di chiunque, che richiede uno studio preventivo delle distanze e del materiale occorrente. Il nodo di congiunzione utilizzato per questo scopo è il cosiddetto ‘Grief’.
Di Andrea Maggiori – Aprile 2018
Fotografie e video di Paolo Maccione
Costruire la rete del bompresso di Barbara 1923, il video
Un match
Adattare una manovra fissa ad uno scafo è un match che si gioca anzitutto nella mente dell’attrezzista. Così come un carpentiere utilizza viti e chiodi per assemblare parti precedentemente costruite, adattare un nodo ad una situazione prevede la focalizzazione su un insieme di fattori: quale carico dovrà sopportare, in quale direzione sarà il vettore di tirata, quale materiale potrà essere utilizzato e infine in quali condizioni dovrà operare, quale supporto esistente lo ospiterà, i costi. Ecco quindi che tra una rosa di scelte assolutamente personali germoglia un’idea di fondo che sta per trasferirsi nelle mani dell’artigiano che non hanno ancora toccato un pezzo di materiale. Realizzare le “bowsprit net” di Oenone (1935) e Barbara (1923), quindi partecipare al refitting di due tra le più belle imbarcazioni a vela d’epoca è stato un onore e un piacere. Non un’attrezzatura essenziale alla navigazione e al governo, una rete industriale compie benissimo la funzione, tuttavia una sottolineatura dell’eleganza della prua, quasi un sorriso della barca, un invito a salire a bordo.
Cinquecento metri di sagola poliestere
Molti imparano qualche nodo tra quelli fondamentali e si ingegnano per adattarli a differenti situazioni senza porsi dubbi in merito alla loro idoneità. Fanno quindi affidamento sulla tecnicità dei materiali, su carichi pari a un centesimo della reale robustezza del materiale e, perché no, anche su una buona dose di riti scaramantici. In mare la legge di Murphy dovrebbe essere quanto più contenuta possibile. L’attrezzatore invece non può prescindere dalle regole generali e dopo essersi “immaginato” il chiodo o la vite di cui sopra li costruisce in loco adattando tutto l’insieme nodo-cima-ferramenta-manovra. Deve quindi sapere non solo come e con cosa legare, ma anche perché e soprattutto se. Per le due barche sono stati impiegati circa cinquecento metri di sagola di poliestere ad alta tenacità della linea Sea King prodotto dalla “Armare”. Tre legnoli e cinque millimetri di diametro per un materiale pastoso e perfetto allo scopo.
Il nodo “Grief”
Può sembrare inverosimile ma costruire la rete sotto al bompresso è una delle cose più difficili che si possano fare con nodi e corde. Non c’è un punto uguale all’altro, le distanze sono tutte differenti e il semplice calcolo del materiale occorrente richiede approfondito studio fatto di ripensamenti e ricerca di soluzioni diverse. Tener conto del materiale di scarto e tuttavia necessario alla realizzazione di circa duecento impiombature, le impalmature e le legature varie mi ha coinvolto non poco. Il nodo utilizzato è il “Grief” che consente la lavorazione a cime parallele e impiega pochissimo materiale rendendo relativamente economico il confezionamento. Questo nodo fa parte della famiglia dei nodi di congiunzione e relegato nella sottofamiglia del “nodo piano sbagliato”. Voglio sottolineare che non esistono nodi sbagliati ma, dopo millenni di affinamento delle tecniche di esecuzione e di impiego, solo nodi inidonei allo scopo. Il nodo dell’asino quindi non va bene per intugliare due cime ma è perfetto per costruire una rete con cordami dimensionati. Una accurata descrizione di questo ed altri nodi si trova nel volume “Nodi - Intrichi comprensibili” (Marcovalerio Editore) che ho scritto insieme a Monica Martella, notissima e brillante attrezzista pugliese.
Gallery