Nel 2014 la nave goletta Palinuro, varata nel 1934 con il nome di Commandant Louis Richard, ha festeggiato 80 anni dal varo. Dal 1951 è entrata a fare parte del naviglio della Marina Militare, che l’ha sempre impiegata per l’addestramento dei sottufficiali nocchieri. Da allora si calcola abbia percorso oltre 260.000 miglia di mare. Durante una sosta a Olbia ha ospitato il raduno dei Nostromi che si sono avvicendati a bordo nel corso degli anni.
A cura della redazione – Ottobre 2014
Fotografie di Paolo Maccione e Archivio Marina Militare
PALINURO, 80 ANNI COL RADUNO DEI NOSTROMI
Una bella giornata di sole ha accolto la nave Palinuro venerdì 23 maggio 2014 al molo Brin del porto di Olbia, così come altrettanto caloroso è stato l’abbraccio che la città ha riservato ad una Signora del mare, prima tappa della campagna primaverile destinata all’addestramento del personale di bordo e che in seguito ha accolto gli allievi della 1ª Classe della Scuola Navale Militare “Morosini” di Venezia per un’attività di formazione da giugno a metà luglio. La seconda attività, da metà luglio a metà settembre, ha visto impegnati gli allievi del XVI Corso Normale Marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto.
Il 2014, tra l’altro, è stato l’ottantesimo anniversario dal varo della nave "Commandant Louis Richard", il suo nome dal 1950 al 1955, ad oggi “Palinuro”. Un’occasione propizia, inoltre, per organizzare l’incontro dei nostromi che si sono succeduti a bordo e che hanno messo a disposizione la loro esperienza e passione affinché questa Nave portasse in giro per il mondo l’orgoglio e la professionalità della Marina Militare Italiana.
ANTONELLO MARRAS, DUE VOLTE NOSTROMO
Dopo il discorso di benvenuto da parte del Comandante del Palinuro, il Capitano di Fregata Marco Filzi, e quello di ringraziamento di Antonello Marras, quest’ultimo per due volte nostromo a bordo (dal 1989 al 1994 e dal 2004 al 2007), è stata scoperta una targa ricordo, che rimarrà esposta, in cui sono riportati nomi e periodo d’attività di tutti i nostromi: un pensiero ed un caloroso abbraccio è stato rivolto alla memoria e all’opera svolta dai nostromi Cibien, Simonelli e Cidaria, scomparsi prematuramente. Un’ondata di allegria, spensieratezza ed emozione ha fatto da specchio ad una cittadinanza che ha riservato alla nave un’accoglienza carica di affetto e di calore, come testimoniato da una folla incessante di persone che per tre giorni di seguito ha visitato questo affascinante veliero; l’equipaggio ha risposto con accoglienza e simpatia ai tantissimi visitatori italiani e stranieri mostrando con fierezza la gran bella nave, orgoglio della nostra Marina Militare. Questi i Nostromi che hanno ricoperto l’incarico dal 1955:
- Nostromo Francesco Cibien 1955 - 1968
- Nostromo Mario Simonelli 1968 - 1969
- Nostromo Gianni Cidaria 1969 - 1972
- Nostromo Giulio Galloro 1972 – 1974
- Nostromo Arnaldo Atzori 1974 – 1989
- Nostromo Antonello Marras 1989 – 1994
- Nostromo Salvatore Massa 1994 – 1997
- Nostromo Ernesto Urso 1997 – 2001
- Nostromo Walter Pozzati 2001 – 2004
- Nostromo Antonello Marras 2004 – 2007
- Nostromo Marco Pili 2007 – 2009
- Nostromo Michele Del Neso 2009 – 2013
- Nostromo Walter Pozzati 2013 - …
PALINURO, UNA STORIA LUNGA OLTRE 260.000 MIGLIA
Costruita per una società privata nei cantieri di Nantes in Francia e varata nel 1934, con il nome Commandant Louis Richard, venne adibita alla pesca e al trasporto del merluzzo nei banchi di Terranova. Nel 1951 venne acquistata dall'Italia per affiancarla all'Amerigo Vespucci nel ruolo di nave scuola, in sostituzione del Cristoforo Colombo, ceduto all'Unione Sovietica in conto riparazioni danni di guerra. La nave, dopo l'acquisto, fu avviata ai lavori di trasformazione per essere adibita a nave scuola. Al termine di questi lavori, avvenuti presso il cantiere navale di Castellammare di Stabia e l'Arsenale di La Spezia, la nave entrò in servizio nella MMI il 16 luglio 1955, ribattezzata Palinuro in onore del mitico nocchiero di Enea nell'Eneide di Virgilio. Il motto della nave è Faventibus Ventis (col favore dei venti). Durante la sua attività, dal 1955 ad oggi, la Palinuro ha toccato la maggior parte dei porti del Mediterraneo e del Nord Europa e si stima che abbia percorso più di 263.000 miglia nautiche (al 2013). Ha inoltre preso parte ai più prestigiosi raduni di imbarcazioni e navi d’epoca e alle regate delle cosiddette “Tall Ships”, tra le quali la "Cutty Sark", l’ ”Amsterdam Sail” ed il raduno delle vele d’epoca di Imperia.
I DATI TECNICI
Lo scafo del Palinuro è in acciaio chiodato a ponte unico. La lunghezza è pari a 59 metri (69 metri la lunghezza fuori tutto), con una larghezza di 10 metri e un pescaggio di 4,80 metri. L’armo velico è a nave goletta. L’alberatura è composta da tre alberi in acciaio più il bompresso. L’albero di prua, il ‘trinchetto’ (vele quadre), è alto 35 metri sul livello del mare, quello centrale, la ‘maestra’ (velatura aurica) 34,50 metri, e infine la ‘mezzana’ (velatura aurica) 30 metri. La superficie velica, pari a 1.000 metri quadrati, è suddivisa su 15 diverse vele, compresi i fiocchi e gli stralli. Il Palinuro monta un motore Diesel GMT D MAN G8V da 331 KW (443,88 HP).
AGOSTO 2014, IL PASSAGGIO DEL CANALE DI CORINTO
Dirigendo per il porto del Pireo, nello scenario del Golfo di Corinto e dopo essere passati sotto la campata centrale del ponte di Rio-Antirrio, nel mese di agosto 2014 nave Palinuro ha proseguito la sua Campagna d’Istruzione 2014 a favore degli allievi del XVI corso Normale Marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto. Dopo aver lasciato Ancona ed aver navigato nel Golfo di Patrasso, la nave goletta della Marina, al comando del capitano di fregata Marco Filzi, ha fatto rotta verso il Pireo (porto più grande della Grecia) attraversando per la prima volta, in ottanta anni di vita sul mare, il Canale di Corinto. Uno stretto passaggio scavato nella roccia sul finire del XIX secolo, per evitare alle navi il ben più lungo periplo del Peloponneso.
La navigazione in questa 'gola' rocciosa, lunga 6 chilometri, è un'operazione complessa per una nave monoelica e dotata di 'timone manuale', ed ha impegnato tutto l'equipaggio e gli allievi fin dai primi preparativi. Infatti nel pomeriggio di ieri i nocchieri della nave con gli allievi marescialli, hanno rassettato le manovre e bracciato i pennoni di “punta alla marca” (cioè hanno ruotato gli alberi per posizionarli in modo che i pennoni avessero il minor ingombro in larghezza possibile). Inoltre sono stati messi a mare i palischermi (imbarcazioni a remi in dotazione al Palinuro) per ridurre ancora di più gli ingombri laterali data la larghezza di appena 24 metri del canale.
Dopo questa prima esperienza nel Canale di Corinto, il Palinuro ha attraccato nel porto del Pireo dove ha sostato fino al 26 agosto.
PALINURO, IL NOCCHIERO DI ENEA …
Il nome assunto da questa Unità è quello di un personaggio dell'Eneide: Palinuro. Enea conosceva bene ed aveva fiducia in Palinuro. Decise di affidargli pertanto l'incarico di timoniere sulla sua nave, perchè era sicuro che questi non avrebbe mai tradito il suo popolo. Era inoltre molto esperto in campo marinaresco.
Nettuno, il dio del Mare, avrebbe loro assicurato una buona navigazione, ma l'avrebbe fatto solo in cambio del sacrificio di uno dei Troiani. Durante la navigazione, Morfeo (dio del Sonno), mandato da Nettuno, cercò più volte di impossessarsi del timone della nave di Enea, mentre l'equipaggio stava dormendo. Alla fine ci riuscì bagnando di rugiada soporifera le tempie di Palinuro. Questi dovette cedere, si addormentò e venne gettato in mare.
Enea al risveglio si mise subito al timone, rimasto incustodito, e riuscì a condurre in porto l'intera flotta sana e salva. Questo avvenne anche grazie a Nettuno, che permise loro di superare incolumi il viaggio e soprattutto il punto critico, gli scogli delle Sirene (temuti anche da Ulisse nell'Odissea), dato che c'era stato il sacrificio di un Troiano: il "nostro" Palinuro. Quando Enea incontrò tra le anime quella di Palinuro chiese spiegazioni su quell'evento che salvò i Troiani, ma costò il suo sacrificio.
Palinuro spiegò che, una volta caduto in mare, si era aggrappato al timone di cui era custode, perchè preoccupato delle sorti della nave di Enea mancante di nocchiere. Per tre notti di tempesta restò in balia delle onde, finché alla quarta vide finalmente apparire la terra. Quando però stava per toccare con le mani le rocce sporgenti, un popolo crudele lo assalì, senza dargli modo di difendersi. Ora, però, il suo corpo giaceva insepolto, e chiese ad Enea di seppellirlo, o di aiutarlo trasportandolo sulla livida palude, più tranquilla, così da poter "almeno in morte riposare".
La Sibilla intervenne e stabilì che le genti che lo avevano ucciso erigessero una tomba sulla quale avrebbero fatto dei sacrifici in suo nome. Questo luogo oggi si chiama Capo Palinuro.
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