Io c’ero! Lo straordinario racconto del milanese Manlio Cinquanta che ricorda lo storico arrivo, nell’agosto del 2005, del sottomarino della Marina Militare Enrico Toti a Milano. Da allora una delle più importanti unità navali della nostra Marina si trova collocata all’interno del Museo della Scienza e della Tecnologia del capoluogo lombardo. Ecco la cronaca del trasferimento del Toti dalla Sicilia a Milano … passando per Cremona.
Di Manlio Cinquanta – Agosto 2020
Foto Museo Scienza Tecnologia Milano, Archivio e Paolo Maccione
IL TOTI, CLASSE 1967, TRA DUE ALI DI FOLLA
Il passaggio del Toti a Porta Romana
Io c'ero! Posso proprio dire che, quella notte, IO C’ERO!! Ed è stata una grandissima emozione! Mista ad un grandissimo orgoglio! Benché non sia marinaio, né militare né mercantile, tuttavia ho frequentato da sempre la Sede Darsena del Gruppo ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) di Milano in Viale Gorizia (anche perché ho la fortuna di abitarvi vicino). Per tanti anni ho collaborato alle varie iniziative del Gruppo, per cui, comunque, "dentro" mi sento "marinaio" e, come si dice, ... una volta marinaio, ... marinaio per sempre ! Nell'agosto del 2005 (esattamente il giorno 14, quest'anno saranno 15 anni, ma sembra ieri), la Milano ferragostana, solitamente sonnecchiosa, in quei giorni, complice forse la voglia di trovare un po' di refrigerio notturno, ma soprattutto la curiosità per il particolarissimo evento che stava dipanandosi per la città, si dispose ordinata lungo le strade, della città, per accogliere lui, il grande sottomarino "S506Enrico Toti", facendo "ali al suo folle volo".
LA PERVICACIA DELL’AMMIRAGLIO BIRAGHI
Dopo una dura "battaglia (navale)" condotta dall'allora Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Sergio Biraghi (nella foto), originario di Milano, l' S506Enrico Toti, ufficialmente sommergibile ma, in realtà, un vero "sottomarino", varato nel 1967 per pattugliare in perenne immersione (ecco perché "sottomarino") le acque del Mediterraneo in scoperta del passaggio dei sottomarini sovietici, giunto ormai al suo termine servizio, stava per essere destinato ad una fine ingloriosa. Invece, grazie alla pervicacia dell'Amm. Biraghi (e del Presidente Onorario ANMI dell'epoca, Com.te Ottorino Beltrami, ex Ufficiale del Regio Sommergibile Enrico Toti, precursore dell'S506) poté, invece, giungere a Milano per essere collocato in una cornice degna della sua importanza, il "Padiglione Navale" del "Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci", a due passi dalla Basilica di Sant'Ambrogio ed ad 1 km in linea d'aria dalla ns. Sede.
46 METRI DI LUNGHEZZA PER 4,75 METRI DI LARGHEZZA
L'Enrico Toti a Cremona
Ma il Toti non è un oggettino da poco: è lungo 46,20 metri, largo 4,75 e, soprattutto, pesante 536 tonnellate! Ossia 13 autotreni a pieno carico uno sopra all'altro. E, se spostare un peso simile in acqua è ancora tutto sommato agevole, farlo, invece, spostare fuori dal suo fluido naturale, ossia a terra lungo le strade, è un'impresa semplicemente ... ciclopica! Il suo passaggio avrebbe potuto comportare lo sgretolamento delle strade ed il cedimento di ponti o delle condutture sotterranee. Ci fu, quindi, un grande studio preliminare, topografico, strutturale, tecnico, per individuare anche chi poteva poi, materialmente, eseguire un tale tipo di trasporto. Le migliori menti si misero dietro a consentire questa impresa: era una sfida, nel pieno stile del Toti sottomarino e del suo epònimo, il Bersagliere (in gioventù Marinaio) Enrico Toti (Medaglia d'Oro al Valor Militare). E la sfida, alla fine, ... fu vinta !
DALLA SICILIA AL FIUME PO
L'Enrico Toti in sosta verso Milano
Il Toti era partito dalla base navale della MM di Augusta in Sicilia, il 5 aprile 2001 e, trascinato dal rimorchiatore Polifemo, aveva percorso 1.100 chilometri via mare e altri 300 nel fiume Po. Per fermarsi nel porto fluviale prima di Boretto (Reggio Emilia) e, poi, a Cremona da dove avrebbe dovuto intraprendere l'ultima parte del viaggio, quella via terra, per circa 100 Km. Dal 2001, però, rimase ormeggiato inerte a Cremona, finché nei mesi di Giugno e Luglio 2005 grazie ai palombari/sommozzatori di ComSubIn (Comando Subacquei Incursori) cominciò la preparazione al passaggio da acqua a terra. Vennero smontate alcune sue parti per ridurne l’ingombro verticale, però, il grosso del lavoro fu la rimozione della zavorra, operazione resa non facile dalle condizioni di visibilità quasi nulla nelle scure acque del porto fluviale cremonese. La zavorra era costituita da “lingotti” di piombo del peso di circa 30Kg. L’alleggerimento dello scafo rese, però, così possibile il sollevamento dall'acqua (alaggio) ed il successivo trasporto su strada. In una collaborazione interforze, i ragazzi dell'Esercito del 2º Reggimento Pontieri di Piacenza fornirono un indispensabile supporto (mediante anche un'enorme gru da 120 tonnellate e quattro gru "piccole" da 55 tonnellate) al trasporto via terra, che venne poi eseguito dall’ Impresa Fagioli di Sant'Ilario (la stessa che in questi ultimi mesi ha effettuato il trasporto in cantiere delle campate prefabbricate del nuovo Ponte di Genova).
UN CONVOGLIO STRADALE LUNGO 60 METRI
Il lungo convoglio della ditta Fagioli
Venne organizzato un convoglio lungo 60 metri, alto 7,40 metri e pesante 450 tonnellate, trainato dadue carrelli con 240 ruote (di cui buona parte sterzanti) ciascuno, spinti da motori di 12mila cc di cilindrata e 350 cv di potenza. Il convoglio partì da Cremona l'8 agosto 2005 per dirigersi a passo d'uomo, 6 chilometri all’ora, verso Milano, transitando da paesi lombardi – Corte Madama, Settala, Crema – che per l’occasione avevano attirato turisti dalle altre regioni. I giornali scrissero che la sola tappa tra il Comune di Settala (MI) e Milano, via Toffetti, vide la presenza di notte, lungo le strade percorse dal convoglio, di circa 15.000 persone. Nulla, però, rispetto a quello che successe poi a Milano nelle notti seguenti ...
Lungo il percorso venne demolito o smontato tutto ciò che poteva essere d'intralcio al passaggio del sottomarino: marciapiedi, aiuole, cartelli stradali, guardrail, lampioni, cavi elettrici e telefonici volanti. Per aggirare gli ostacoli inamovibili e per prevenire eventuali cedimenti del terreno (il carico del convoglio era pesante tre tonnellate per metro quadro!) vennero usati ponti mobili fatti di pannelli e cavi d'acciaio. Ultima tappa, quella tra via Aurispa e via Olona, che si tenne nella notte Sabato 13 e Domenica 14 agosto 2005. E quella notte, come tantissimi altri milanesi (e non solo), assieme ad altri due soci del Gruppo, io c'ero!!
L’ARRIVO IN VIA OLONA
L'attuale collocazione del sottomarino Enrico Toti all'interno del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano
E seguii il Toti nei suoi movimenti, inizialmente di poppa e poi di prua, finché, intorno alle tre del mattino, non attraversò i cancelli del Museo di via Olona, dove trovò il suo nuovo ormeggio, il suo nuovo porto. Fu una emozione magica: vederlo da sotto, il suo ingombro, la sua sagoma fece rimanere tutti noi, pubblico vociante, a bocca aperta. La sua stazza era totalmente inaspettata: tanto in acqua i sommergibili appaiono guizzanti e "minuti" quanto, a terra, quella notte, il Toti apparve mastodontico. Bellissimo! E poi tutta la "macchina" organizzativa e tutte le "macchine fisiche" impiegate; tutti gli sforzi dei tecnici che correvano avanti ed indietro, che dialogavano fra loro, in tempo reale, per regolare e coordinare i movimenti; la corsa, attraverso la gente, delle "squadre alzafili" della AEM per spostare gli ultimi fili elettrici penzolanti (vere "squadre alzafili", mica come quelle... leggendarie di cui parlavano in Sede gli ex marinai del dragaggio). E, poi, tante bandiere italiane: un po' come adesso, in tempo di coronavirus, tanta gente, quella sera, si inorgoglì e si commosse vedendo cosa il "lavoro italiano" stesse facendo; e si vestì di tricolore!
150.000 PERSONE IN ATTESA DEL TOTI
Il passaggio dell'Enrico Toti a Porta Ticinese
Il Corriere su quei giorni scrisse: <<È notte, quando - nel film «Amarcord» di Federico Fellini - nel mare Adriatico donne, uomini e bambini aspettano sulle barche l’arrivo del Rex. A un certo punto, il transatlantico si staglia nel cielo nero, incoronato da luci che sembrano stelle, e la gente esulta, saluta, festeggia. Anche Milano ha vissuto l’arrivo del suo Rex, sempre di notte, quella tra sabato 13 e domenica 14 agosto del 2005: non era una nave, ma un sottomarino, l’Enrico Toti, atteso in città da una folla immensa, 150 mila persone.>> Che notti! I bambini ed ragazzi, nonostante la ore antelucane, non mollavano: volevano quasi toccarlo, il Toti! E noi adulti non eravamo da meno: eravamo affascinati da quello spettacolo! Quelle notti furono dunque notti speciali, notti indimenticabili!!
Viva la Marina! Viva l'ANMI!
VIVA IL TOTI!
La camera di lancio e gli ambienti di vita del sottomarino Enrico Toti, oggi visitabile da chiunque
PS: (n.d.r.) Chi volesse, può seguire la bellissima cronaca di quelle notti magiche al seguente link:
e, poi, può ascoltare le parole del Presidente Onorario ANMI di allora, Com.te Ottorino Beltrami, al seguente link:
VISITA IL SITO
www.museoscienza.org
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