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Shadowbox Sloop of War WASP 1807 3

Shadowbox. Ovvero quadri tridimensionali, originari e diffusi nel diciottesimo secolo soprattutto in nord-America, entro i quali vengono inserite scene e modelli di marina su sfondo dipinto. Dal 2001 l’architetto-artista monzese Luca Daniele Besana li realizza con passione e accuratezza. Tra le sue opere la H.M.S. Warrior, la ‘Danza delle megattere’, l’incrociatore ‘Bande Nere’ e lo sloop da guerra americano ‘Wasp’ del 1807. La profondità della teca con vetro frontale dona al prodotto artistico effetti visivi molto significativi e un senso infinito del mare. Ogni shadowbox è un oggetto unico e mai ripetibile.

Di Luca Daniele Besana – Gennaio 2016
Fotografie di Luca Daniele Besana

Shadowboxes, cosa sono? 
Shadowbox HMS Warrior 1860 1Una shadowbox è una teca chiusa da un vetro frontale contenente uno o più oggetti, in questo caso legati al mondo del mare, presentati in un raggruppamento tematico volto a creare un risultato visivo significativo. Le shadowboxes sono entrate in voga come oggetti-ricordo dei marinai durante il 18esimo secolo, quando equipaggio e ufficiali, per commemorare eventi quali battaglie, viaggi o il congedo di qualche ufficiale superiore o dello stesso capitano, realizzavano delle teche ponendo all’interno modelli navali ambientati, bandiere, nodi marinari e quant’altro.

Dove e da quando sono prodotte e diffuse le shadowboxes? 
Inizialmente i modelli venivano realizzati a partire da materiali poveri ed esistenti in natura: legno, capelli per il sartiame e un po’ di gesso per realizzare il mare. Spesso erano ambientate in scene costiere raffiguranti porti o fari. Molte di queste shadowboxes “storiche” sono state classificate come “arte popolare” a causa del dettaglio limitato e della scarsa qualità pittorica dei fondali dipinti. Oggigiorno esiste un mercato legato alle mostre di antiquariato e alle gallerie d’arte dove tali pezzi vengono comprati e venduti da collezionisti e appassionati di mare e oggetti d’epoca, soprattutto nel New England e nelle città costiere degli Stati Uniti oltre che nel Nord Europa.

Shadowbox Sloop of War WASP 1807 4Un po’ artigiano e un po’ artista 
Questi oggetti in realtà sono un grande esempio di arte e di artigianato; basti ricordare che una shadowbox, per poter essere realizzata , necessita di significative competenze modellistiche e manuali. Occorrono una conoscenza di architettura navale, di modellismo ( legno, metallo, cordami), di anatomia e proporzioni (figurini umani o animali marini), di pittura per i fondali (cielo, nuvole, città) , di capacità manuali per modellare il mare con le onde, capacità grafiche per la creazione dei cartigli. Personalmente io disegno i cartigli su pergamene dipingendole poi ad acquarello. Tutto ciò corrisponde in pratica ad una summa di competenze e mestieri oggi in via di sparizione. Tali competenze, più o meno sviluppate, sono quelle che qualificano (sia che si tratti di modelli d’epoca del 18esimo secolo che realizzati al giorno d’oggi) il valore dell’oggetto in sé; esistono pezzi di antiquariato molto “rozzi” che valgono meno di pezzi realizzati attualmente. In ultima analisi, il valore è basato sull’artista, più o meno noto, sui materiali, sulla qualità del modello, sulla ricchezza di particolari del fondale nonché sulla qualità dell’oggetto stesso. Per rendersene conto basta andare sui siti di aste specializzati: il prezzo di ogni singolo pezzo può variare dai 500 ai 7000 dollari statunitensi. Le shadowboxes marine continuano ad essere una forma di investimento oggi come lo erano cento anni fa. Alcune splendide collezioni, o anche singoli pezzi, adornano alcune tra le più belle case di Cape Cod (Massachussets, USA) e dintorni oltre alle città costiere statunitensi e nordeuropee.

La mia esperienza
La passione per questo genere di oggetti è presente in me fin da ragazzino. In particolare mi ricordo quando più di quaranta anni fa mio zio Franco portò me e suo figlio a visitare il Museo della Scienza e della Tecnica a Milano: il Museo Navale raccoglieva un’ enorme quantità di modelli di tutte le epoche. La sorpresa e lo stupore mi segnarono così profondamente che, non appena tornato a casa, iniziai subito a costruire una flotta di velieri utilizzando stuzzicadenti di legno. In seguito costruii decine di modelli usando legnetti e cartoncini oppure assemblando i pezzi presenti nelle scatole di montaggio. Assorbito da impegni lavorativi nell’ambito dell’architettura, per molti anni ho smesso completamente di occuparmene fino a quando , nel 2001, iniziai a lavorare sul progetto del Museo Navale di Imperia. La contemplazione e la vicinanza con le bellezze legate al mondo del mare, risvegliarono in me l’antica passione. Da allora è come se tutte le competenze modellistiche e artistiche (sono architetto e pittore) abbiano preso la loro strada naturale in armonia e sintesi dando forma ad un preciso oggetto.

Artigianato puroLuca Daniele Besana
Le mie prime realizzazioni, infatti, corrispondevano sicuramente a shadowboxes ma senza che io ne fossi ancora cosciente: erano modelli ambientati dentro un fondale. In tempi più recenti e dopo essermi edotto su Internet, ho iniziato a scoprire e contemplare un mondo già esistente e che finalmente mi corrispondeva esattamente. Da qui poi, con la coscienza di appartenere ad una certa corrente di pensiero, diciamo così, ho iniziato ad affinare le tecniche di realizzazione. Tuttavia, c’era ancora qualcosa che non quadrava. La mia mentalità di architetto e di designer mi spingeva infatti ad “industrializzare” i prodotti, cioè a trovare il modo di realizzarli in serie come multipli, quindi utilizzando tecniche più legate alla piccola industria che all’artigianato ma ben presto mi accorsi che questo in qualche modo inficiava ancora una volta il senso di tutto il mio lavoro. È stato quando ho preso coscienza che dovevo abbandonare questa strada per ritornare all’artigianato puro, che le mie realizzazioni hanno spiccato il volo. In questo percorso è d’obbligo citare due persone che mi hanno aiutato moltissimo ed alle quali sono debitore: uno è Massimo Franchini, architetto navale, l’altro è Emanuele M. Valdenassi. Il loro contributo, in termini di amicizia, sostegno, incoraggiamento e consiglio, è stato decisivo per arrivare sino a qui.

Shadowbox The dance of the humpbacks - 1875 4

La “Wasp” e la “Danza delle Megattere”
Qui sono raccolte alcune delle mie ultime realizzazioni, particolarmente significative per me sono la “Wasp”, la prima shadowbox che racchiude e soprattutto sintetizza in maniera compiuta tutte le mie sperimentazioni precedenti, e la “Danza delle Megattere” che raccogliendo queste esperienze le supera integrandole con figurini di balene e un cartiglio particolarmente curato e dipinto ad acquarello, sul quale sono apposti i sigilli di ceralacca. La prima fase del lavoro consiste nella progettazione della composizione: a penna su carta inizio a studiare il soggetto che voglio mettere a fuoco, la composizione formale della scatola, le proporzioni tra parte illustrata e cartiglio con i testi e i sigilli, colori e forme, e i rapporti tra i vari oggetti fra loro e con il fondale dipinto. Poi inizia la fase manifatturiera vera e propria: le mie ultime realizzazioni sono state costruite “come da origine” a partire da legno, per lo scafo della goletta, filo da cucito per il sartiame e legno per l’alberatura. Ovviamente per le imbarcazioni parto sempre da disegni originali che adatto alle dimensioni che mi servono, rispettandone il disegno e cercando di essere il più fedele possibile al sartiame e alle caratteristiche dello scafo.

Shadowbox The dance of the humpbacks - 1875 1Tecnica e materiali, 4 mesi per realizzare una shadowbox
Le balene sono state modellate con il fimo (pasta sintetica modellabile), e poi colorate a smalto. Il fondale è sempre realizzato mediante la tecnica di pittura ad olio, che è perfetta per realizzare le sfumature del cielo e delle nuvole; il mare è stato modellato a partire da una pasta acrilica, dipinta poi con colori acrilici e smalto trasparente per rendere meglio i riflessi dell’acqua. Le scatole sono vetrinette esistenti, adattate allo scopo, oppure interamente realizzate da me con assi di legno successivamente dipinte e protette con vernice satinata. Tutti i materiali utilizzati sono eco-compatibili, considerando che ci lavoro sopra per tanto tempo e che poi questi oggetti vanno esposti in casa. Da ultimo, il cartiglio viene da me realizzato al computer, dove impagino le scritte e i disegni , stampato poi su carta pergamena e colorato ad acquerello dove necessita, per esempio le balene o altre decorazioni simili. Fatto questo, il cartiglio viene incollato con colla vinilica, e una volta asciutto vengono apposti i sigilli in ceralacca rossa, firmato e datato. Questa è l’operazione che conclude tutto il ciclo lavorativo. Mediamente occorrono tre o quattro mesi per realizzare una di queste shadowbox, considerando che mi applico solo nel tempo libero e che sono necessari dei tempi lunghi per permettere la perfetta asciugatura dei vari materiali utilizzati.

Shadowbox Bande Nere 1928Le scatole che trasmettono il senso di infinito
Realizzo scatole di diverse misure, dalle più piccole di 20 x 20 centimetri a quelle più grandi di 40 x 70 centimetri, profonde almeno sette od otto centimetri. Si tratta di oggetti destinati ad aumentare di valore nel tempo; la varietà di tecniche e di conoscenze impiegate ne fanno un oggetto più unico che raro. Soggetti simili tra loro possono essere accumunati da forti somiglianze, ma in ogni caso il mio approccio è quello di renderli comunque unici e non ripetibili. Vorrei che l’accuratezza che pongo nell’elaborazione dei miei lavori, raccontassero di me e di tutta la mia passione.
Ultimamente sto terminando un altro quadro dedicato al tema della “Danza delle Megattere” e ne ho un altro in cantiere che vede per protagonista un capodoglio (va da sé che Moby Dick è uno dei libri preferiti e sempre presente sul mio comodino!). Nelle fotografie è possibile vedere alcune shadowboxes; ne ho già vendute parecchie ed altre sono in fase di realizzazione. Altre shadowboxes possono essere realizzate su richiesta e a misura del cliente. Quando realizzo una di queste opere la mia unica preoccupazione è quella di trasmettere un’emozione a chi sta guardando. Credo che ciò passi attraverso una certa accuratezza nella realizzazione dell’opera, anche se a me non interessa costruire un modello navale molto dettagliato; infatti non amo eccepire o fermarmi ad una forma di purismo sul colore dei bozzelli. Mi interessa piuttosto trasmettere il senso di infinito del mare, la meraviglia del cielo frizzante e del vento fresco, lo stupore dell’incontro con creature marine bellissime e sconvolgenti per le loro dimensioni e comportamento e che chi sta guardando si immedesimi con l’opera stessa.
Per informazioni: Arch. Luca Daniele Besana, e-mail: arch.besana@ldba.it

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