Rex Iuba è il romanzo storico scritto dall’archeologo e subacqueo navale Stefano Medas, docente universitario di Storia della navigazione antica e presidente di ISTIAEN, l’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale. Basandosi su una rigorosa documentazione storico-archeologica e con vivace ritmo narrativo egli conduce il lettore nel mondo della marineria di epoca romana. Il libro racconta l’avventurosa spedizione condotta via mare oltre 2000 anni fa da re Giuba II, sovrano della Mauretania, alla scoperta delle Isole Canarie.
A cura della redazione - Novembre 2016
Fotografie Archivio Barche d’Epoca e Classiche
Le Canarie, “Isole Fortunate”
“Isole dei beati” o “Isole Fortunate”, così i navigatori e i geografi antichi chiamavano quelle che sono per noi le Canarie. La scoperta di questo arcipelago vulcanico, sospeso tra mito e realtà, si deve probabilmente ai naviganti fenicio-punici che si spingevano fino al lontano insediamento di Cerne, corrispondente all’attuale isoletta di Mogador, presso il porto di Essaouira, sulla costa atlantica del Marocco a circa 400 miglia dallo stretto di Gibilterra. Si tratta dell’insediamento più meridionale documentato a livello archeologico, i cui inizi risalgono al VII secolo a.C. Da questo estremo avamposto le “Isole Fortunate” distano quasi altrettanto. Alcuni indizi, sia storici che archeologici, lasciano ipotizzare che i primi a raggiungerle siano stati i naviganti fenicio-punici provenienti da Cadice, la più antica colonia fondata dai Fenici oltre le Colonne d’Ercole, dove vivevano i marinai con maggiore esperienza di navigazione oceanica. Tuttavia, le prime notizie veramente chiare sull’arcipelago risalgono all’età romana e si devono alla spedizione esplorativa voluta dal re di Mauretania Giuba II alla fine del I secolo a.C. (la Mauretania antica corrispondeva al territorio oggi compreso tra l’Algeria e il Marocco settentrionale, entro la fascia che dalla costa giungeva fino ai margini del deserto). Contestualmente al periodo di Giuba II si datano, dal punto di vista archeologico, gli insediamenti che hanno restituito ceramica romana sull’isola di Lanzarote e sull’isoletta di Lobos, quest’ultima situata a brevissima distanza dall’estremità settentrionale di Fuerteventura.
Giuba II, re della Mauretania
Giuba II (48 a.C. – 23/24 d.C.) era figlio di Giuba I re di Numidia (85 – 46 a.C.). Dopo la sconfitta del padre da parte dei cesariani il piccolo Giuba fu risparmiato e trasferito a Roma, dove figurò nel trionfo africano di Cesare. Crebbe e venne educato nella famiglia di Ottaviano, ricevette la cittadinanza romana, venne forse reintegrato inizialmente nel regno del padre, la Numidia, infine, intorno al 25 a.C., ottenne da Ottaviano Augusto la Mauretania, che divenne così un regno “cliente” di Roma, cioè, secondo il significato del latino cliens, un regno vassallo, soggetto alla protezione e al potere romani. Sempre sotto la regia diplomatica di Augusto, sposò Cleopatra Selene (40 – 5 a.C. circa), la figlia di Marco Antonio e di Cleopatra VII, ultima regina d’Egitto, probabilmente sempre nel 25 a.C. Anche lei era stata deportata a Roma come preda di guerra quando era poco più che una bambina, dopo che Ottaviano sconfisse i suoi genitori nella battaglia di Azio (31 a.C.), l’evento che segnò la definitiva ascesa dello stesso Ottaviano verso il potere assoluto e verso l’acquisizione del titolo di Augusto. Secondo un rituale ben collaudato, la giovane Cleopatra Selene figurò nel trionfo di Ottaviano a Roma, quindi venne da lui affidata alla sorella Ottavia, che era già stata moglie di Antonio prima che questo l’abbandonasse per legarsi a Cleopatra VII. Con una raffinata operazione politica e diplomatica, dunque, Ottaviano Augusto trasformò gli eredi dei nemici di Roma in fedeli alleati, attraverso la loro accoglienza nella propria famiglia e la loro educazione secondo i costumi romani.
Il ‘rex literatissimus’
Negli anni del suo regno Giuba dedicò grandi energie allo sviluppo civile, economico e monumentale della Mauretania, rendendola un regno largamente aperto alle influenze romane e greco-ellenistiche, grazie anche all’intervento della moglie, donna raffinata e colta, amante dell’arte. Contestualmente si impegnò negli studi geografici e naturalistici sull’Africa, che rappresentarono una delle principali ragioni da cui scaturirono le spedizioni alla scoperta dei territori occidentali, tra cui quella sulle montagne dell’Atlante e quella alle Isole Fortunate. Fu innanzitutto uomo di grande cultura e lasciò ai posteri una straordinaria quantità di opere, tanto che Plutarco lo ricorda come uno dei più eruditi studiosi greci (cioè di lingua greca) e come il più grande storico tra tutti i re. Definito rex literatissimus da Lucio Ampelio, anche Tertulliano lo annovera tra i grandi sapienti dell’epoca pre-cristiana.
Le spedizioni e le opere
Le opere che lo resero più celebre furono quelle di argomento geografico e naturalistico, nelle quali integrò le informazioni derivate dagli autori più antichi con quelle raccolte da lui stesso e dai suoi geografi dopo essersi insediato sul trono di Mauretania. Fu promotore di varie spedizioni, grazie alle quali fece scoperte straordinarie. Diventò un’autorità sulla fauna, specialmente sugli elefanti e sui leoni, che studiò con straordinaria passione; animali, questi, che possedevano anche un alto valore simbolico per la regalità africana e che, non a caso, compaiono su alcune delle sue emissioni monetali. Ma si interessò anche degli animali acquatici, dei serpenti, degli aracnidi e degli insetti. Diversi tra i più celebri naturalisti che lo seguirono attinsero a piene mani dalle sue opere.
I ‘grandi cani’ della Canaria
Nonostante questa straordinaria produzione, le sue opere sono andate tutte perdute. Complessivamente, infatti, si conservano un centinaio di frammenti costituiti da citazioni di altri autori, in primo luogo da quelle di Plinio il Vecchio, il celebre naturalista romano morto durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Ed è proprio dalla Naturalis Historia di Plinio che ci è giunta memoria della straordinaria spedizione di Giuba alle Isole Fortunate, a seguito della quale l’arcipelago prese il nome che porta attualmente. Fu Giuba, infatti, a denominare Canaria l’isola che attualmente è Gran Canaria, per via dei grandi cani che gli esploratori vi scoprirono. Il nome passò quindi a identificare l’intero gruppo di isole: le Canarie.
REX IUBA, il romanzo di Stefano Medas
È dedicato a questo straordinario viaggio oceanico il romanzo storico di Stefano Medas REX IUBA (Mondadori). Basato su una rigorosa documentazione storico-archeologica (presentata nella postfazione del libro), il romanzo conduce il lettore nel mondo della marineria di epoca romana, portandolo letteralmente a bordo delle tre navi che composero la spedizione: due liburne e un’oneraria. La navigazione e la vita di bordo sono infatti descritte con grande efficacia, sia dal punto di vista tecnico che umano, rispecchiando quanto ci viene trasmesso dalle fonti. Un viaggio avventuroso in quell’oceano che per gli Antichi aveva una sola sponda e che, di conseguenza, generava negli uomini una condizione psicologica molto diversa da quella che vivevano navigando nel “mare tra terre”, cioè nel Mediterraneo.
L’oceano e l’esplorazione di vette e vulcani
L’oceano diventa quindi lo spazio in cui si addensano leggende, misteri e paure, dove i fenomeni naturali appaiono ingigantiti e il rapporto con gli elementi raggiunge una tensione mai provata. L’avventura prosegue poi con l’esplorazione delle isole, con le difficile salite alle vette dei vulcani e la scoperta di qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare, mentre sulla via del ritorno gli equipaggi saranno addirittura costretti ad ingaggiare una fulminea battaglia contro quello che credevano essere un leale suddito di Giuba. Con le sue difficoltà, con i suoi rischi e le sue incertezze, il viaggio si trasforma anche in un percorso dell’anima, attraverso cui i protagonisti, ciascuno a proprio modo, sono portati a riflettere sul significato e sul destino della loro stessa vita. Il ritmo narrativo è vivace e sempre avvincente.
Il ‘tour’ di presentazione del libro
Ecco le tappe del ‘tour’ di presentazione del libro REX IUBA di Stefano Medas, alle quali presenzierà sempre l’autore:
22/11/2016 VENEZIA
25/11/2016 ROMA (Libreria Internazionale Il Mare, via del Vantaggio, 19 - ore 18.30)
28/11/2016 PALERMO
29/11/2016 TRAPANI
02/12/2016 MESTRE
28/01/2017 VARESE
Per conoscere i luoghi dove verrà presentato il libro scrivere all’autore stefano.medas@gmail.com
Stefano Medas, archeologo e subacqueo navale
L’autore, noto archeologo subacqueo e navale, ha condotto numerose campagne di scavo su relitti e siti sommersi, pubblicato diverse monografie e oltre cento articoli scientifici su riviste scientifiche e atti di convegni in Italia e all’estero. È stato docente a contratto presso l’Università di Bologna – Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, dove ha insegnato Storia della navigazione antica. Dal 2007 è presidente dell’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale (ISTIAEN). Da più di vent’anni si dedica alla navigazione con le barche tradizionali (vela al terzo).
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