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Davide e Luca Glisenti sono i giovani titolari dell’omonimo cantiere nautico di Dongo, località dell’alto Lago di Como. Dal 2003 si dedicano alla costruzione e restauro di imbarcazioni in legno, soprattutto motoscafi e lance a remi, oltre a essere specializzati nella realizzazione di impianti elettrici. Attraverso macchine a controllo numerico producono anche tutte le parti metalliche e l’accessoristica di bordo. In aggiunta al loro modello di punta, il veloce runabout Asso, presto nascerà il nuovo ‘100 Miglia’, scafo biposto ispirato all’epoca d’oro della motonautica.
 
 
Di Paolo Maccione – Aprile 2014
Fotografie di Paolo Maccione e Archivio Cantiere Glisenti
 
Luca e Davide Glisenti Foto MaccioneNel 2013 ha compiuto 10 anni di vita. E’ il Cantiere Nautico Glisenti di Dongo, località dell’alto lago di Como. Fondatori e titolari dell’attività sono Davide (classe 1975) e Luca Glisenti (classe 1979). La giovane età, la passione e l’intraprendenza li classifica tra la nuova generazione di costruttori e restauratori di barche in legno. Siamo andati a trovarli in cantiere, ecco cosa ci hanno raccontato
 
Davide e Luca Glisenti, potete raccontare ai lettori di Barche d’Epoca e Classiche come siete approdati alla nautica da diporto?
Abbiamo due precedenti in famiglia. Il nonno materno Luigi Dellera lavorava in una ditta di carpenteria metallica che costruiva anche serbatoi per imbarcazioni. Nostro padre Franco, classe 1947, negli anni Sessanta realizzava invece impianti elettrici sia di tipo industriale che per le imbarcazioni costruite dai cantieri Guido Abbate, Giacomo Colombo, Cranchi, Riva nel periodo pre-Ferretti, Performance e FB Design. Nel 2012 ha cessato l’attività e noi abbiamo rilevato la sua ditta Elettronautica.
 
Perché dedicarsi solo al legno, in particolare ai motoscafi?
Dopo avere tanto discusso di barche in famiglia è nata la voglia di realizzarle. Nonostante la giovane età ci consideriamo dei puristi, tanto da preferire il legno ad altri materiali. La passione per il vintage l’abbiamo sempre avuta. In passato abbiamo restaurato anche una decina di moto d’epoca.
 
ma non ci si improvvisa costruttori navali
Quasi nessuno è disposto a rivelarti i segreti su come si realizzi un’imbarcazione. Bisogna imparare sul campo, come abbiamo fatto noi restaurando vecchi scafi e osservando nei dettagli barche già costruite da altri cantieri.
 
Il motoscafo Asso (1)E il cantiere come è nato?
Attualmente si estende su una superficie di circa 200 metri quadrati, su un’area di proprietà di 2000 metri quadrati. Presto attrezzeremo anche un capannone per le lavorazioni e il rimessaggio, dove potremo accogliere fino a 30 barche, disposte su due piani, movimentate con un carro ponte. A questo proposito, nell’ottobre del 2012, la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano ha già espresso parere favorevole. Stiamo solo aspettando la delibera definitiva da parte del comune di Dongo, legata al nuovo Piano di Governo del Territorio. Abbiamo già un’officina dove realizziamo tutte le parti metalliche, i volanti e i cruscotti delle nostre imbarcazioni. Commissioniamo a ditte esterne solo la realizzazione delle tappezzerie e del parabrezza.
 
Il pozzetto del motoscafo AssoE per i vari e alaggi?
Non abbiamo uno sbocco a lago e a Dongo non c’è una gru. Per i vari ci rechiamo presso la vicina Menaggio. Sarebbe bello se un giorno anche da noi si potesse sfruttare l’area portuale dismessa. Recentemente sono stati posati alcuni pontili galleggianti, ma purtroppo non esiste uno scivolo di varo e alaggio.
 
Come si chiama il vostro primo modello di runabout?
Lo abbiamo chiamato Asso, è stato varato nel 2005 e il progetto nasce da una nostra idea. Lungo 7,10 metri, largo 2,20 metri, pesa quasi 1,5 tonnellate e può portare fino a 6 persone. Per il nome ci siamo ispirati al passato. Asso identificava infatti il nome di un vecchio motore Isotta Fraschini montato su uno scafo da corsa realizzato dal cantiere Baglietto. Attualmente abbiamo un altro esemplare in costruzione.
 
Descriveteci l’opera viva …
Si tratta di una carena a ‘V’ profondo, con tre pattini idrosostentanti per lato. Un deflettore che corre da prua a poppa contribuisce a mantenere la barca in planata alle basse velocità.
 
Il motoscafo Asso in costruzione (6)E la motorizzazione?
Con un Mercruiser da 320 cavalli con piede poppiero e elica a tre pale raggiunge una velocità di 55 nodi. In acque calme evoluisce senza difficoltà. E’ molto asciutta, tanto che gli schizzi d’acqua non raggiungono il parabrezza.
 
Quanto tempo occorre per la sua costruzione?
Circa 4000 ore.
 
Cosa vi piace di questa barca?
La versatilità. Asso può effettuare brevi crociere lungocosta grazie alla piccola cabina prodiera, diventare un tender esclusivo per megayacht, essere adottata dagli alberghi sui laghi per trasferire velocemente i propri clienti da una sponda all’altra e partecipare ai raduni di barche tradizionali. E’ una berlina di lusso che profuma di legno.
 
Dove avete esposto questo scafo?
Nel 2005 lo abbiamo portato al Nauticshow di Verona e al raduno di motoryacht d’epoca di Imperia. Successivamente è stato presentato a un raduno di motoscafi classici sul Lago di Lugano. A Imperia abbiamo avuto la possibilità di conoscere personaggi come il presidente della Riva Historical Society Piero Maria Gibellini, il collezionista di barche d’epoca Jean Van Praet e rappresentanti dello studio di progettazione olandese De Voogt, dimostratisi estimatori dell’Asso.
 
I fratelli Glisenti al lavoro su un Abbate California Foto Maccione (1)Quali sono stati i loro giudizi?
Gibellini ha elogiato la costruzione, la cura nei dettagli, la pitturazione a legno utile per tenere sotto controllo eventuali future marciscenze, mentre Van Praet l’ha definita una barca moderna realizzata con materiali classici, molto bella se confrontata con gli scafi in vetroresina, anche se per lui non si tratta di un new classic. Abbiamo anche effettuato un’uscita di prova, durante la quale Van Praet ha riconosciuto la morbidezza della carena in navigazione. Entrambi sono però rimasti un po’ perplessi riguardo le linee dello scafo da centro barca verso poppa. Qui in effetti la poppa sale, al posto di degradare. Li comprendiamo, ogni nuovo design che rompe schemi precostituiti, soprattutto nel campo dei runabout, non è facile da accettare. Non dimentichiamo però che senza innovazione non c’è futuro. Ma i loro giudizi, da veri competenti in materia, non possono altro che averci fatto piacere.
 
Ci descrivete la costruzione di Asso?
La chiglia è in mogano sipo, con undici ordinate in rovere opportunamente sagomate entro le quali incastriamo le cosiddette “catene”, assi longitudinali di rinforzo che corrono da poppa a prua dove si raccordano alla chiglia. Ce ne sono tre su ogni lato del fondo, una lungo lo spigolo (giunzione tra fondo e fianco) e due su ogni fiancata. Il fondo e i fianchi sono composti da due strati di compensato marino superlamellare da sei millimetri l’uno, incollati sottovuoto, rivestiti da mogano sipo che nasconde la presenza di qualsiasi vite. Il pozzetto e gli interni sono in teak, mentre per gli incollaggi abbiamo impiegato resina epossidica. Tutte le giunzioni fondamentali sono realizzate con la tecnologia del labirinto.
 
Il restauro di Golden (2)Cosa significa?
Nei punti critici, come ad esempio lo spigolo, la superficie di incollaggio risulta doppia rispetto ad una barca tradizionale. La testa del compensato è più protetta e non rimane scoperta.
 
Da chi vi rifornite di legname?
Attualmente presso la ditta lombarda Bellotti.
 
E’ vero che andate orgogliosi anche degli accessori?
Sì, curiamo tutto in maniera maniacale. Gli interruttori metallici sono di derivazione aeronautica e li importiamo dagli Stati Uniti d’America, i volanti sono in ciliegio su telaio di avional, una lega di alluminio usata anche per il cruscotto. Gli alzapaglioli e i ganci dei parabordi in acciaio sono nostri progetti, così come il tappo della benzina nascosto completamente alla vista da uno sportello in legno. I pannelli e i cielini degli interni in teak naturale, trattato con impregnante e olio, non hanno viti a vista. Il grande vano portaoggetti poppiero, largo quanto il baglio massimo, può ospitare la cappottina che ricopre interamente il pozzetto.
 
E la verniciatura?
Posiamo cinque mani di epossidica e 18 mani di vernice poliuretanica trasparente.
 
Davide e Luca Glisenti in cantiere Foto MaccioneQuali nuovi modelli verranno costruiti in futuro?
Stiamo terminando la progettazione di Moschettiere, il fratello maggiore di Asso. Lungo 10 metri e largo 2,80 metri, sarà anch’esso costruito in legno e avrà l’altezza in cabina. Il sistema di trasmissione è ad elica di superficie, tramite la propulsione ZF Trimax Ring Drive. Monterà due motori da 320 cavalli l’uno con V-drive e ingombri ridotti. Moschettiere raggiungerà i 50 nodi di velocità. Per realizzarlo occorreranno almeno 8000 ore di lavoro.
 
Altri nuovi progetti?
Presto realizzeremo un classico runabout dei primi anni del dopoguerra che abbiamo chiamato 100 Miglia. Lo scopo è quello di fare un tuffo nel passato fino all’età d’oro della motonautica. Lungo 5 o 6 metri verrà costruito in triplo fasciame di mogano sovrapposto per un totale di circa 12 millimetri di spessore, con il pozzetto di guida arretrato e due paracolpi laterali. La carena è del tipo a ‘V’ e il pescaggio limitato a circa 40 centimetri, compreso l’ingombro dell’elica tripala e della pala timone. La coperta sarà in mogano filettato acero e la motorizzazione, posizionata a centro barca, verrà scelta dal committente. 100 Miglia raggiungerà 40 nodi di velocità.
 
E la componentistica?
Tutte le componenti in legno della barca verranno realizzate internamente, con l’ausilio di una speciale macchina a controllo numerico che abbiamo già impiegato per la costruzione di Asso. Sarà di nostra produzione anche tutta l’accessoristica, la plancia di guida, il volante … e naturalmente l’impianto elettrico. Leggera e carrellabile, potrà essere trasferita facilmente ai raduni e alle manifestazioni di settore.
 
100 Miglia è un classico esempio di quello che potremmo fare come cantiere. Chiunque lo desideri potrà commissionarci la realizzazione di una barca simile o diversa.
 
Il mega tender di 10 mt costruito per un superyacht  (1)E per quanto riguarda i restauri?
Attualmente stiamo restaurando un motoscafo modello Abbate California, lungo 6,80 metri, costruito nel 1957 dal cantiere Guido Abbate del Lago di Como. Lo scafo, realizzato in fasciame di mogano su ossatura in noce (cosa rara), è entrato in cantiere nel 2013 e tornerà a navigare sul lago entro il 2014. Ghibli, questo il suo nome, monta un motore BPM Atlantic Super originale, propulsore usato all’epoca per le competizioni motonautiche, che abbiamo fatto revisionare direttamente dalla BPM di Verona. Tra i lavori eseguiti la parziale sostituzione delle tavole del fasciame e di parte dei madieri, oltre al rifacimento della coperta in mogano filettatto acero.
 
Abbiamo anche completato il restauro integrale, durato circa 6 mesi, di un Riva Florida Super del 1959, il numero 401, oggi di nostra proprietà e a disposizione di un eventuale acquirente. La barca ha il suo invaso originale, così come la motorizzazione, la livrea, il telo, la cuscineria, la plancia di strumentazione, ecc. Su questa barca è stato sostituito il fondo in mogano, la coperta e riparata l’ossatura.
 
E tra i recuperi del passato?
Abbiamo da poco completato il recupero di una lancia del cantiere Lillia di Musso del 1965, costruita in fasciame di mogano a clinker su ossatura in frassino. Le lance a remi sono una delle nostre specializzazioni. Lo scafo, lungo 5,50 metri e dotato di quattro scalmi, è stato revisionato, abbiamo asportato lo strato di vetroresina dal fondo, rifatto i paglioli in abete e la verniciatura. Siccome verrà utilizzata per la pesca monteremo le tipiche attrezzature di una volta, tra cui una ‘molania’ in legno, una specie di mulinello impiegato per questa attività.
 
Poi abbiamo restaurato un runabout lungo 6,15 metri modello Super Giardinetta dei cantieri Timossi, un vecchio cantiere del lago di Como. Si tratta del numero 18 del 1963. Ricondizionamento anche per un motoscafo Abbate del 1958 lungo 5,25 metri, motorizzato BPM, oltre a un Colombo Super Indios 18’ del 1968. Tra i recuperi anche un altro runabout Abbate del 1955, riportato come in origine dopo che era stato maldestramente modificato.
 
Il Cantiere Nautico Glisenti di Dongo, in provincia di Como Foto Maccione (1)Poi c’è Golden …
Sì. Golden è uno storico scafo da corsa lungo 6,50 metri costruito in compensato marino di mogano e frassino nel 1971 presso il cantiere Guido Abbate di Lenno. Nel 1966, con uno scafo gemello, Tullio Abbate e Claudio Giovio vinsero la 100 miglia del Lario. In tutto furono realizzati una quindicina di esemplari. La barca è tornata di proprietà della nota famiglia di costruttori navali in seguito a contatti avuti con il precedente armatore, il brindisino Pietro Tortorella. Oggi Golden fa bella mostra di sé presso il museo Guido Abbate di Grandola ed Uniti, nel comasco, dove sono raccolte le imbarcazioni d'epoca della famiglia.
 
Sappiamo che avete realizzato uno scafo lungo 10 metri come tender di un megayacht, vero?
Sì, la costruzione risale al 2012. L’imbarcazione, con parabrezza abbattibile e aria condizionata, è ora imbarcata su uno yacht lungo circa 100 metri del cantiere Lürssen. E’ stata una commessa impegnativa, durata circa 9 mesi, ma l’armatore è rimasto pienamente soddisfatto.
 
Quali altri interventi effettuate in cantiere?
Dalla sostituzione del fondo alla revisione delle strutture, rinvergature, verniciature, ricromature, revisione motori e naturalmente l’installazione di nuovi impianti elettrici, attività nella quale raggiungiamo l’eccellenza.
 
Per concludere, avete un sito Internet?
Sì, chiunque può conoscerci meglio visitando il sito web www.glisenti.com … e tenerci presente come “quelli della berlina di lusso che profuma di legno …”.
 
VISITA IL SITO
www.glisenti.com
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