Pandora, ex-Anna, è un raro esemplare di replica in legno di un antico postale dell’Ottocento. La barca, realizzata in Russia nel 1994, è armata a topsail-schooner. Nel 1996 arriva in Mediterraneo. Dopo un sequestro e un affondamento viene acquistata all’asta a Genova dal milanese Marco De Amici, che la restaura e la impiega per crociere scuola con a bordo gli allievi della Sail Training Association Italia. Nel 2007, 2010 e 2013 vince rispettivamente alla Mediterranean Tall Ships Race, Garibaldi Tall Ships Regatta e Lycamobile Mediterranean Tall Ships Regatta, le regate internazionali di velieri organizzate dalla Sti (Sail Training International). Oggi continua a navigare con il guidone dell’Associazione Vela Tradizionale.
Di Paolo Maccione – Aprile 2014
Fotografie di Paolo Maccione
PANDORA, UN SET GALLEGGIANTE PER FILM DI AVVENTURA
Pandora, goletta a gabbiole lunga circa 30 metri, sembra uscita da un lungometraggio di avventure sui mari. Proprio per le sue caratteristiche è stata scelta come set galleggiante per alcuni film, da ‘Elisa di Rivombrosa’ a ‘Hornblower’, basato sui romanzi di C.S. Forrester, al film ‘N io e Napoleone’ di Paolo Virzì. Nel 2012 è tornata a ‘Le Vele d’Epoca di Imperia’. Pur essendo stata costruita da solo 20 anni ha già subìto quello che di solito accade a imbarcazioni con 70-80 anni di vita: lunghe navigazioni d'altura, abbandono della barca da parte dell'equipaggio, sequestro, affondamento, recupero e nuovo restauro.
1994, LA COSTRUZIONE IN RUSSIA IN PINO DI CARELIA
Nel 1994, presso il cantiere russo Grumant di Petrozavodsk, viene varata Anna, goletta lunga 29,40 metri fuori armo, larga appena 4,70 metri e dislocante 55 tonnellate. Il progetto originale, ispirato alle navi veloci dei primi dell'Ottocento adibite al servizio postale, è di Frederik H. Chapman, in seguito ripreso dal giovane architetto russo Andrei Ahkmenton. L’imbarcazione è del tipo a chiglia lunga continua, con 15 tonnellate di zavorra interna in pani di ghisa. Per la sua costruzione sono stati usati gli stessi materiali dell'epoca di Caterina la Grande: quercia e pino di Carelia per le ordinate e fasciame dello scafo, con cordame e calafature in "pinka", una fibra prodotta nella Russia centrale. La barca è di quelle che non passano inosservate, non fosse altro per l'ampio cassero di poppa, la selva di cavi e manovre, la polena con figura di donna e il lungo bompresso che contribuisce a fare scendere a soli 16 metri la lunghezza al galleggiamento. L'armo velico a goletta aurica è rimasto immutato fino ad oggi.
L’ARRIVO IN MEDITERRANEO, IL SEQUESTRO E L’AFFONDAMENTO
Anna, ben sapendo di non sfigurare ai festival marittimi, comincia a partecipare ai raduni di imbarcazioni tradizionali organizzati in nord Europa. Nel 1995 inizia la sua discesa verso i nostri mari: Francia atlantica, Portogallo, Gibilterra, Spagna e arrivo a Genova, dove attracca al Molo Giano. Nei mesi successivi trova ormeggio presso i Cantieri Genovesi di Sestri Ponente, in zona aeroporto, da dove parte per uscite giornaliere e brevi crociere.
Di lì a breve la goletta viene abbandonata dal suo equipaggio, che scappa senza lasciare traccia. Ad Anna non rimane che un unico destino: il sequestro. Ma uno scafo simile ormeggiato in banchina, privo delle dovute attenzioni, rischia due fra le peggiori cose che possono capitare ad una barca: il saccheggio o l'incidente. Nel gennaio 1999 si verifica la seconda ipotesi: per cause imprecisate la goletta imbarca acqua, strappa gli ormeggi, si inclina su se stessa e lentamente si adagia sul fondo. Dopo appena sette anni dal varo sembra giunta la fine. Ma l'alberatura e le vele strappate che spuntano fuori dall'acqua somigliano quasi ad una richiesta di aiuto, che arriva sotto forma di una gru portuale. In meno di 24 ore la goletta viene riportata all'asciutto.
IL SALVATAGGIO E L’ACQUISTO ALL’ASTA
Per Anna inizia comunque il periodo più nero della sua esistenza: l'incuria del tempo e l'acqua di mare hanno reso inutilizzabili gli impianti elettrico e idraulico, la motorizzazione e fatto marcire parte degli interni. Di quello che appare più come un relitto se ne innamora Marco De Amici, classe 1954, skipper ligure della piccola goletta di 10 metri Amore Mio, con la quale già da tempo insegnava vela e marineria agli allievi della STA-I, la Sail Training Association Italia con sede presso lo Yacht Club Italiano di Genova. Spinto da irrefrenabile passione De Amici vince l'asta giudiziaria per l'assegnazione di quella che a breve diventerà Pandora. Da questo momento ogni risorsa è dedicata al suo recupero. Per De Amici e il suo quasi folle piano di recupero viaggiano, a sua insaputa, richieste di aiuto via Internet mentre operatori nautici locali, quali la Sinco Mec Color e la ditta di bozzelli Picchetto, gli fanno dono, oltrechè di preziosi consigli, anche di attrezzature, materiali e vernici per lo scafo. Per completare il progetto De Amici deve vendere la goletta Amore Mio. Durante sette mesi di lavoro il maestro d'ascia di Rapallo Mauro Balanzoni e il calafato Mingo ricostruiscono l’intero specchio di poppa, parte dell’ossatura e delle tavole del fasciame, sostituendole con altre in pitch pine lunghe 7 metri. Viene anche montato un nuovo motore. Nel settembre 1999 Pandora, ormai completata, accoglie a bordo la troupe televisiva della Rai in occasione della trasmissione Linea Blu.
DA GENOVA A CADICE: LA TALL SHIPS 2000
Il primo impegno importante avviene nell'aprile del 2000, quando il due alberi partecipa alla "Tall Ships 2000", la grande regata dei velieri organizzata in Mediterraneo, proprio con partenza da Genova. Anche A.R.I.E., l'Associazione bolognese per il recupero delle imbarcazioni d'epoca fondata dall'imprenditrice Serena Galvani, rimane stregata dalla particolarità della goletta, tanto da sponsorizzare la partecipazione di Pandora alla regata. Pur se di recente costruzione ne riconosce l'alto valore storico, didattico e la rara testimonianza pratica di una cultura marinara quasi scomparsa.
Pandora parte dalla Città della Lanterna il 23 aprile, sfilando in mare insieme a velieri come l'Amerigo Vespucci e la Palinuro. Destinazione: Cadice, città della Spagna appena fuori Gibilterra. La navigazione, pur fra qualche inconveniente, si conclude dopo 12 giorni e l'accoglienza nella città spagnola è delle più trionfali. Per Pandora, non potendo prendere parte alla traversata atlantica fino a New York per mancanza di fondi, inizia quindi la via del ritorno. Alle Baleari viene notata dai registi inglesi che offriranno alla goletta di apparire nei sopracitati telefilm di avventure sul mare.
VELA E MARINERIA
Al rientro in Italia De Amici continua con passione a trasmettere nozioni di vela e marineria sia ai giovani della STA-I, con la quale prosegue un rapporto di collaborazione ormai consolidato, sia agli allievi delle scuole genovesi. Nel settembre 2000 presenzia, fuori competizione, all’undicesima edizione del Raduno di Barche d’Epoca di Imperia e nella primavera 2001 trasferisce le effige di S. Francesco da Paola da Napoli a Genova in occasione del 120° anniversario della Società Nazionale di Salvamento. Negli anni successivi prenderà parte con successo alle regate dei velieri, a rievocazioni storiche ed eventi legati alla marineria organizzati in Liguria a Camogli dall’AYDE (Associazione Yacht e Derive d’Epoca).
LE MANOVRE COME CENTO ANNI FA
Non si creda che navigare su Pandora sia come salire su un Wally Yacht e comandare le vele semplicemente premendo qualche bottone. Per l'esecuzione delle manovre veliche non esistono verricelli a doppia velocità, nè tantomeno servomeccanismi idraulici o elettrici. La movimentazione e regolazione dei quasi 200 metri quadrati di velatura avviene tutta a mano, tramite l'ausilio di paranchi semplici, doppi e tripli, proprio come si faceva oltre cento anni fa. Se a bordo di uno sloop di quasi pari lunghezza, armato bermudiano, esistono solo due drizze per issare rispettivamente randa e fiocco, su Pandora ne servono oltre dieci, fra cui due per ogni randa (drizza di gola e drizza di penna), a cui si aggiungono le controrande, le vele quadre e quelle prodiere. Molto spesso, per tesare una manovra, l'equipaggio deve balestrare le cime fino a spellarsi le mani. Ogni virata impone coordinamento e attenzione. Per uno scafo simile superare il letto del vento non è cosa immediata, soprattutto se non si ha abbastanza abbrivio e se le vele sono vecchie e spanciate. A volte, quando il vento scarseggia, capita di doversi aiutare con il motore. Per completare una virata e ripartire con il passo giusto possono passare anche 5 minuti, altro che i pochi secondi di Luna Rossa.
UNA BARRA TIMONE LUNGA 4 METRI, LA GABBIA E IL TREVO
L'organo direzionale di Pandora, contrariamente a quanto si immagini, non è costituito da una ruota timone come nei vascelli di queste dimensioni, bensì da una barra lunga oltre quattro metri poggiata su un trasto metallico semicircolare, che comanda una pala timone appesa esternamente allo specchio di poppa. Il fastidio più grosso può forse derivare dal fatto di dovere timonare sempre in piedi, spostandosi trasversalmente a seconda dell'andatura. Ma ciò che contraddistingue e rende unico questo scafo in navigazione sono le due vele quadre armate sui pennoni dell'albero di trinchetto: la più alta viene chiamata gabbia e quella sottostante trevo. La loro forma e tipologia impone di impiegarle solo nelle andature dal traverso alla poppa piena, momento in cui possono raccogliere il vento e trasformarlo in energia propulsiva. Per manovrarle a volte capita di doversi inerpicare lungo le griselle (scale di corda) poste ai lati dell'albero stesso, il cosiddetto "salire a riva", per ripristinare il corretto scorrere di cavi e manovre correnti.
GLI AMBIENTI SOTTOCOPERTA
Gli ambienti sottocoperta, realizzati in pino e quercia, sono spaziosi e accoglienti. Il quartiere poppiero, con accesso separato, ospita l'ampia cabina del comandante, che riceve aria e luce dalle finestrature ricavate sullo specchio di poppa, oltre alla zona carteggio comunicante direttamente con la timoneria. A centro nave è posizionata la sala macchine, con un motore Iveco Aifo da 140 cavalli. Segue quindi la zona allievi, con il quadrato, la cucina, il locale toilette e 4 cabine doppie e triple.
12 NODI A VELA
Pandora non ha pretese velocistiche: i canonici 6 nodi di velocità media le permettono comunque di raggiungere qualsiasi destinazione, senza fretta di arrivare. Il massimo angolo che si riesce a raggiungere di bolina non supera i 70 gradi con la gabbia armata, che scendono a 60 se la si imbroglia. Sì, perchè chi sceglie di imbarcarsi su un postale dell'Ottocento non deve pensare di essere a bordo di un racer di Coppa America. A volte, in particolari condizioni di vento e di mare, Pandora è capace di raggiungere i 12 nodi di velocità. Ma oltre ai bagni tra i flutti la cosa alla quale tiene di più sono i bagni di folla, quella che ad ogni ormeggio si accalca in banchina per ammirare "una strana barca costruita chissà in quale secolo", come esclama chi si sofferma a guardarla. Nonostante la fatica imposta dal tipo di imbarcazione, navigare su Pandora può regalare sensazioni inimmaginabili. Vederla sbandare di bolina larga con la falchetta in acqua e le vele gonfie ricorda i movimenti eleganti dei vecchi bastimenti di un tempo o il lento e armonioso incedere di una balena. Ogni sforzo è teso al raggiungimento del migliore assetto di navigazione. Insomma, una vera e propria "struttura in tensione", come ebbe a definire l'oggetto "barca" il noto architetto genovese Renzo Piano. E Pandora, la goletta venuta dal nord, si spera continui a frequentare i mari e le coste italiane per trasmettere ai suoi giovani allievi le memorie di una marineria quasi estinta.
LE GEMELLE DI PANDORA
Per quanto unica Pandora non è il solo scafo di questo genere a solcare i mari. In nord Europa esistono alcune "sister ship", ovvero barche gemelle, realizzate dallo stesso cantiere Grumant nel 1995. Fra queste ‘Elena Maria Barbara’ e ‘Alevtina & Tuy’ (ora rinominata Pickle), la prima in restauro in Cornovaglia e la seconda ormeggiata presso il Greenwich Village Museum a Gibilterra e impiegata per attività museali in mare. Elena Maria Barbara ha preso parte alle regate dei velieri Cutty Sark Tall Ships Races nel 1995 e 1996, momento in cui si è classificata seconda nella tratta Rostock - S. Pietroburgo. Pickle, quasi accomunata al destino avverso di Pandora, nel 1996 ha subìto una collisione da parte di un cargo, rischiando l'affondamento. Per lei sono seguiti due anni di lavori di restauro.
Le altre gemelle sono: St. Peter (1992), usata per girare il film I Pirati dei Caraibi, Wolf (1993) e Sadko (1993) oggi associata con Hispania (1909) e Isla Ebusitana (1856) alla Fondazione spagnola Isla Ebusitana.
COME NAVIGARE SU PANDORA
Da febbraio 2012 Pandora fa parte della flotta di imbarcazioni di Vela Tradizionale, Associazione Sportiva Dilettantistica affiliata al CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), riconosciuto dal CONI. L’associazione, che ha tra i suoi scopi quello di navigare a bordo di imbarcazioni con armo ‘tradizionale’, dove l’equipaggio gioca un ruolo fondamentale nella conduzione della barca, opera soprattutto nella zona della Liguria e alto Tirreno. A bordo viene svolta la cosiddetta Scuola di Marineria, intesa come formazione di marinai responsabili e competenti, che sappiano legare, impiombare, attrezzare, salire a riva e condurre la barca in totale autosufficienza. Tra gli altri scopi anche quello di formare il carattere del marinaio, sviluppare il senso di appartenenza al gruppo e l'attitudine al comando, come già avviene da decenni presso altri Paesi europei. Pandora è in grado di accogliere fino a 4 membri di equipaggio e un massimo di 13 allievi. Pur privilegiando l'imbarco di giovani di età compresa fra i 15 ed i 26 anni sarà comunque possibile ospitare anche persone adulte. Ma è bene chiarire che non si tratta di crociere charter, dove vige la formula "servito e riverito". A turno ognuno provvederà a coprire i turni di guardia, di corvèe, di cucina, manutenzione, attrezzatura, sala macchine e quant'altro necessita per mantenere un team unito ed una barca in perfetta efficienza. I costi di partecipazione degli allievi possono essere coperti parzialmente o totalmente da Enti, Istituzioni o sponsorizzazioni private. Dal 2013 la goletta fa base presso il Circolo Velico della Spezia, ospite dell’Autorità Portuale. Il suo equipaggio è composto dagli esperti marinai Luca Buffo, Fanja Raffellini e Luca Oldrà.
I PROGRAMMI 2014
Per navigare su Pandora è necessario iscriversi all’associazione Vela Tradizionale (15 euro/persona l’anno). I corsi variano da 4 a 10 giorni al costo di 80 euro/persona al giorno, comprensivi di istruttori e cambusa base. Le navigazioni si svolgono soprattutto in Mar Ligure, alto Tirreno, Arcipelago Toscano, Corsica e Sardegna. Su richiesta possono essere organizzati corsi-crociera per gruppi pre-costituiti.
Di seguito il dettaglio del programma per il 2014:
10-13 aprile 2014
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Tag Heuer Vela Festival Genova
(laboratori e visite a bordo presso il Marina Fiera di Genova)
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1-4 maggio 2014
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Trofeo Accademia Navale di Livorno (costo 320 euro/persona)
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Maggio 2014
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Week-end di vela, 160 euro/persona
(imbarco venerdì sera, sbarco domenica pomeriggio)
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6-10 giugno 2014
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Trofeo Mariperman La Spezia, in collaborazione con Lega Navale Italiana sez. La Spezia e Autorità Portuale (laboratori e visite a bordo)
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Luglio 2014
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Fully booked (tutto prenotato)
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Agosto 2014
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Minicrociere di 4 gg. per bambini e adolescenti (min. 6 anni), imbarco/sbarco La Spezia, costo 320 euro/persona
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10-14 settembre 2014
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Raduno ‘Le Vele d’Epoca di Imperia’ (imbarco dopo le ore 19 del 9/9), costo 400 euro/persona
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PANDORA (Ex Anna) – LA SCHEDA TECNICA
Anno varo: 1994
Nazionalità: Italiana
Cantiere: Grumant - Petrozavodsk (Russia)
Progetto: F. H. Chapman – A. Ahkmenton
Armo velico: Goletta aurica a gabbiole (topsail schooner)
Lunghezza fuori armo: 29,40 metri
Lunghezza fuori tutto: 20 metri
Lunghezza al galleggiamento: 16 metri
Larghezza: 4,70 metri
Dislocamento: 55 tonnellate
Pescaggio: 2,50 metri
Motore: Iveco Aifo 140 cavalli
Superficie velica bolina: 190,62 mq
Superficie velica poppa: 250 mq
Serbatoio acqua: 1500 lt
Serbatoio gasolio: 1000 lt
Posti letto: 17
VISITA IL SITO
GALLERY
Garibaldi Tall Ships Race 2010_Foto Maccione
Il cabestano_Foto Maccione
Il carteggio_Foto Maccione
Il quadrato_Foto Maccione
Il salone di Pandora_Foto Maccione
La barra di Pandora_ Foto Maccione
La bussola_Foto Maccione
La campana di bordo_Foto Maccione
La coperta di Pandora_Foto Maccione
La coperta di Pandora_Foto Maccione
La vela di gabbia_Foto Maccione
L'ancora Ammiragliato_Foto Maccione
Le sartie tesate con le bigotte_Foto Maccione
L'equipaggio di Pandora nel 2013_Foto Maccione
Luca Buffo in testa d'albero_Foto Maccione
Luca Buffo, comandante di Pandora_Foto Maccione
Lycamobile Tall Ships 2014_Foto Maccione
Lycamobile Tall Ships 2014_Foto Maccione
Lycamobile Tall Ships 2014_Foto Maccione
Pandora completamente invelata_Foto Maccione
Pandora in banchina alla Spezia_Foto Maccione
Pandora in banchina alla Spezia_Foto Maccione
Pandora in banchina alla Spezia_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in navigazione_Foto Maccione
Pandora in notturna_Foto Maccione
Pandora vista di prua_Foto Maccione
Un bagno_Foto Maccione
Bigotta_Foto Maccione
Cabina doppia_Foto Maccione
Fanja Raffellini e Luca Buffo_Foto Maccione
Fanja Raffellini_Foto Maccione
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