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Botta e risposta tra il sito www.altomareblu.com, specializzato nella storia delle imbarcazioni di Renato “Sonny” Levi, e Piero Maria Gibellini, presidente della Riva Historical Society, l’associazione internazionale che riunisce gli armatori dei Riva storici in legno di tutto il mondo. Se il primo bolla gli armatori Riva come incompetenti di nautica e di barche marine, il secondo li difende esibendo motivazioni circostanziate e riscontri oggettivi. L’acceso dibattito è appena all’inizio.
 
P.g.c. di Piero Maria Gibellini, Presidente RHS - Riva Historical Society
Estratto da ‘Vivariva’ n° 44 Anno XII (Estate 2014)
Ottobre 2014 - Fotografie Archivio Riva Historical Society e Paolo Maccione

 

 

Il Levi Delta Synthesis, alla Dauphin d'Or e Cowes-Torquay del 1967LA FRASE DELLA DISCORDIA
Meglio un Levi“dei blasonati Riva che certamente non valgono quelle assurde quotazioni riservate a chi di nautica e barche marine ne capisce assolutamente nulla.”
(Da www.altomareblu.com)
Questo commento, nel sito del Registro degli scafi Levi, mi ha spinto ad alcune considerazioni. Nell’articolo si contesta il valore commerciale degli scafi d’epoca Riva, “assurdo se si considera il loro valore tecnico rispetto a quello delle carene di Levi”, e si contestano i valori da me a suo tempo attribuiti agli scafi dei rispettivi cantieri sulla rivista Yacht Digest.
Premesso che il valore commerciale lo fa il mercato, mi è sembrato che “assurdo” fosse il giudizio di incompetenza, sancito adducendo che è la rarità a determinare il valore di un oggetto: di Riva ce ne sono tanti, mentre “le barche di Levi sono pezzi unici, o costruiti in pochi esemplari con carene superiori”.
Ma gli splendidi progetti di Levi, quelli pensati per la costruzione in serie con carene veloci più che per l’uso famigliare, non ebbero un successo di vendita adeguato al loro valore per vari motivi: i limiti dovuti al loro sistema costruttivo, votato alla leggerezza; la scarsa notorietà internazionale dei cantieri costruttori; forse anche la verniciatura a smalto del compensato marino delle murate, privato del fascino del legno a vista, senza avere i vantaggi manutentivi della vetroresina; ma soprattutto perché i cabinati si comprano per l’uso famigliare e non per saltare sulle onde o infilarvisi dentro.
 
Fujiyama, una Speranzella II serie (1)LE FAMOSE BARCHE DI LEVI: SPERANZELLA, SETTIMO VELO E DRAGO
Le più famose barche di Levi, costruite in serie, sono del Cantiere Navaltecnica di Anzio (Canav) - lo Speranzella 32’ (4 esemplari di cui 3 conosciuti) e il Settimo Velo (43 costruiti di cui 6 conosciuti) - e quelle costruite da Italcraft di Gaeta - il Drago (4 o 5 costruiti oltre a quelli militari, di cui 2 conosciuti) e Minidrago (forse 6 costruiti di cui 3 conosciuti). Quelle del Cantiere Delta di Fiumicino sono, invece, per lo più esemplari unici o, se multipli, personalizzati a richiesta del cliente.
Sono tutte barche apprezzabili per la famosa carena dislocante veloce, a delta con i pattini di sostentamento, che necessita molta potenza dai motori e leggerezza dello scafo per planare ed essere veloce, e sono tutte barche cabinate, con costi di restauro che, per quelle più trascurate, possono contemplare il rifacimento totale dello scafo.
Sbaglia l’autore dell’articolo a confrontare il valore di Speranzella II serie, un cabinato di circa 11 metri, con quello dell’Aquarama, un runabout di meno di 9 metri. Sarebbe più corretto confrontarlo con il Riva 2000, di dimensioni e caratteristiche simili.
E’ commercialmente provato, che il valore di un cabinato d’epoca tra i 7 e i 15 metri è infinitamente inferiore a quello di un runabout della stessa marca tra i 6 e i 9 metri. Gli stessi Riva cabinati in vetroresina ne sono un esempio. Per esempio, il semicabinato Riva 2000, con carena Levi, in vetroresina con tre Crusader a benzina, è meno ricercato del Riva St. Tropez, un motoscafo di 9 metri da esso derivato. Il motoscafo è avvantaggiato dal fatto di essere facilmente trasportabile, per peso e larghezza e la sua altezza ne rende anche facile il rimessaggio. Se il fondo è stagno, si può varare ed alare facilmente quando serve per piccole escursioni giornaliere e l’uso limitato è compatibile anche con il consumo di un motore a benzina, mentre il suo design senza tughe è spesso senza tempo. In aggiunta, i motoscafi Riva hanno finiture e motori di serie, quindi con valori omologabili.
 
Il Riva Zoom, di classe eass. nel 1972 alla Londra-MontecarloIL VALORE COMMERCIALE È DIVERSO DAL VALORE STORICO
Un cabinato si usa, invece, per piccole crociere anche lontano dalla costa, rimane a lungo in acqua alle intemperie, deve fornire un certo confort agli occupanti ed economia di utilizzo per cui, oltre che per la sicurezza, sono preferibili motori a gasolio, tra l’altro più pesanti. Inoltre, facilmente le tughe determinano linee superate.
Il valore commerciale è spesso cosa diversa dal valore storico di una barca. E’ dato da vari fattori, in primo luogo tiene conto della possibilità d’uso e di gestione, perché, in caso contrario, si ha un oggetto da museo, che ha solo un valore storico o documentale. La rarità di per sè non è un valore se è indice di insuccesso di vendita, per un progetto o una costruzione inadeguati. Cosa diversa è se la rarità è dovuta ad un progetto esclusivo, o un progetto tecnicamente importante, ma dal costo eccessivo di vendita, oppure per essere il prototipo di una serie di successo.
Il valore è anche influenzato dalle valenze storiche, come l’età, la partecipazione ad eventi importanti, la tecnologia, i proprietari, il cantiere e il progettista famosi, eccetera.
La costruzione dello scafo in compensato marino delle barche di Levi consiste nell’incollaggio dei pannelli con rinforzi e giunzioni di resina, senza il supporto di una vera e autonoma struttura interna. Il che significa che se marcisce un pannello di compensato non vi è una struttura su cui avvitare quello nuovo.
Se invece marciscono i compensati del fondo di un Riva, si svitano dalla struttura e si riavvitano quelli nuovi con una spesa contenuta. Ogni parte è avvitata e sostituibile anche se incollata.
Certo ‘A Speranziella, il prototipo della Canav, arrivò primo nel 1963 alla Cowes-Torquay Race, ma, di contro, lo Zoom, Super Aquarama del 1970, arrivò primo di classe e secondo assoluto nella ben più massacrante Londra-Montecarlo del 1972.
 
Il Levi Bill Bull, racer del 1969 per il conte Mario AgustaI RIVA? NON ROMPONO LA SCHIENA E NEMMENO I TIMPANI
Ma i Riva sono barche da diporto famigliare, le cui carene si sono evolute assieme alla potenza dei motori con lo scopo di ottenere una navigazione sicura e confortevole e non per una velocità estrema, rompi schiena e rompi timpani. La prua portante permette anche di viaggiare a velocità ridotta cavalcando le onde, mentre la carena delta è fatta per viaggiare in planata, saltando sulle onde, ma riducendo la velocità si infila nell’onda terrorizzando gli occupanti.
Il Cantiere Riva acquisì una fama internazionale per la tecnologia e la bellezza delle sue barche. Tutte le barche prodotte dal 1939 sono registrate e numerate e dal 1950 sono costruite in serie di successo e distribuite in tutto il mondo, non per la grande serie come i Chris-Craft, ma con numeri compatibili con l’elevata qualità ricercata. Inoltre, le stazioni di servizio, create nelle principali località balneari, hanno contribuito alla loro conservazione e manutenzione.
A tutto ciò si aggiunga che anche le pubblicazioni sulla storia del Cantiere e la nascita e l’attività della RHS hanno fatto si che, in un mondo di vetroresina, rinascesse l’interesse per queste barche di legno, proprio quando il Cantiere non riusciva più a vendere neppure gli Aquarama nuovi e i vecchi sembravano destinati alla distruzione. L’educazione della RHS per un restauro conforme all’originale, la certificazione e la tutela dai falsi, con la conoscenza dei costi di restauro, hanno animato il mercato internazionale e hanno conferito internazionalmente ai Riva storici anche un valore consolidato di investimento. RHS ha censito la loro esistenza in 40 paesi di tutti i continenti.
 
Il famoso Levi G-50 di Gianni AgnelliGLI SCAFI LEVI IN VENDITA, NE VALE LA PENA?
Di contro il valore commerciale degli esemplari unici di altri cantieri non è, invece, facilmente stimabile, perché è un valore che viene determinato, di volta in volta, da una contrattazione amatoriale.
Il Delta Levi G50 del 1967 è in vendita a €800.000, una barca bellissima che fu costruita come esemplare unico per Gianni Agnelli con 4 motori B.P.M. a benzina. Di essa non si può avere né la certezza del valore effettivo, che è determinato solo da quello di acquisto, né la certezza dell’investimento. L’unico riscontro che abbiamo viene dal Barbarina, un fast-commuter Delta Levi di m.11,28, costruito anch’esso in compensato marino per il Conte Corrado Agusta, proprietario delle fabbriche delle motociclette e degli elicotteri. E’ una evoluzione, assieme all’Hidalgo di Roberto Olivetti, del G50. Acquistato da un collezionista nella prima metà degli anni novanta, il Barbarina fu smontato in un cantiere dell’isola d’Elba per il suo restauro, ma, riscontrato il marciume diffuso nei compensati di carena e non sapendo come intervenire in mancanza di una struttura portante, fu interpellato il cantiere costruttore Delta. Il responso fu che, per la sicurezza di una barca veloce, non si potevano fare sostituzioni parziali in assenza di una struttura portante, andava rifatto ex novo tutto lo scafo, con costi finali fuori logica, vista anche la perdita di originalità, al limite della replica. La conseguenza di ciò fu la vendita dei 4 motori B.P.M., per recuperare in parte le spese. Anche l’Hidalgo è in vendita, a €500.000; ha 2 motori a gasolio non originali che, forse, ne rendono più interessante l’acquisto per la navigazione d’altura. Il prezzo richiesto per il G50 contempla, oltre al valore storico, anche la valenza del nome dell’armatore, ma solo il futuro potrà dire se farà la fine del Barbarina, o se il nome Gianni Agnelli manterrà la sua attrattiva.
 
Un Riva Aquarama in navigazioneGLI SCAFI RIVA IN VENDITA? UN INVESTIMENTO PER IL FUTURO …
A volte, anche il restauro di un Riva, sommato a un prezzo di acquisto esagerato, può portare ad un costo fuori mercato. Ma l’andamento dei valori crescenti nel tempo induce a pensare che, comunque, il suo restauro sia un investimento per il futuro. Intanto si realizza l’utilizzo immediato e sicuro di un Riva d’epoca, si gode del suo valore emozionale e si può essere fieri dell’ammirazione che suscita.
Gli Aquarama Special, freschi di restauro qualificato, sono in vendita tra €500.000 e €600.000 e il prezzo per scafi senza valenze particolari si può riscontrare nelle recenti vendite, effettuate attorno a €500.000. Questo costo è inferiore a quello di una eventuale replica che, anche se con le stesse qualità costruttive, ha una diversa curva di svalutazione.
In conclusione, l’incompetenza non è certo degli armatori Riva, che possono contare su un investimento sicuro, sia per le vacanze, che per il futuro.
 
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