Una barca lunga meno di 5 metri, ma decisamente spaziosa, carrellabile, con la deriva mobile che riduce il pescaggio a soli 40 centimetri e permette di arrivare direttamente in spiaggia, adatta alla scuola di vela grazie all’ampio pozzetto, armata con una vela aurica color mattone, dotata di albero abbattibile per passare agevolmente sotto i ponti e di un fuoribordo rigorosamente d’epoca. È Trudy, il piccolo-grande Catboat in legno disegnato dal poliedrico progettista americano Charles Wittholz, tornato a navigare dopo un meticoloso restauro. La barca, pronta a navigare, potrebbe essere ceduta … ma solo a chi prometterà di prendersene realmente cura.
A cura della redazione - Luglio 2018
Fotografie e video di Paolo Maccione
Trudy, il video
Trudy, il Catboat figlio della guerra fredda
In piena guerra fredda, durante il mandato di Nixon, gli americani, con l’appoggio della NATO, diedero vita alla fortezza per sommergibili nucleari nell’arcipelago sardo de La Maddalena. In questo clima di fervore militare il numero dei soldati sull’isola crebbe costantemente e la US Navy mise in atto il "Navy Recreational Sailing Program", un programma ricreativo atto a distrarre i soldati nelle ore di “libertà”. Tra le tante attività proposte anche la costruzione di piccole imbarcazioni da diporto, coadiuvati dai piani e dal materiale necessario per la costruzione presso le falegnamerie delle basi. Così, agli inzi degli anni Settanta, proprio sull’isola di Santo Stefano, prese vita Trudy, un piccolo caboat a spigolo progettato dall’americano Charles Wittholz.
Charles Wittholz, l’architetto del “fai da te”
Charles Wittholz (1918-1993), all’età di 12 anni sognava di diventare un ingegnere meccanico, o forse un cowboy. Ma frequentando una vecchia zia che aveva dimora sul lago Erie, cominciò ad osservare l'acqua e le barche, e il suo sogno divenne navigare in tutto il mondo. Conscio di non potersi permettere una barca per poter portare a compimento il proprio sogno decise di costruirsene una tutta per sè. Con l’aiuto di uno zio e del manuale dei Boy Scout ("American Boy's Handy Book" di Daniel Carter Beard) disegnò e costruì la sua prima barchetta a fondo piatto. Più di mezzo secolo dopo, nel 1987, il sessantottenne Charles W. Wittholz di Silver Spring non riuscì a navigare in tutto il mondo … ma non smise mai di progettare barche, dalle repliche di navi da guerra di oltre 200 anni fa a yacht ultramoderni a motore. La grande occasione di Wittholz arrivò nel 1941, quando fu assunto da un famoso studio di yacht designer, Philip Rhodes di New York. Pochi anni più tardi divenne consulente del Dipartimento della Marina dove restò per quindici anni, prima di intraprendere la libera professione. Wittholz è noto oltre che per la sua amplissima produzione di progetti, oltre 300, per la sua predilezione per i catboat, tipologia di barca che lui stesso scelse per sè. Molti progetti furono ideati per essere facilmente eseguiti sia da piccoli cantieri che da “intraprendenti” privati che volevano, ed ancora oggi vogliono, cimentarsi nell’autocostruzione.
La storia: dalla Sardegna ai “grandi laghi” italiani
Costruita dai militari della US Navy, Trudy vestì i suoi primi colori come consuetudine della marina americana: scafo blue navy e tuga light blue. Successivamente, giunta a Porto Rotondo, venne acquistata nel 1992 e portata via mare prima all'Isola d'Elba e poi sul lago di Como. Sul lago dei vip il nuovo armatore la armò con una nuova vela e decise di tenerla in comunione con il Circolo Velico Varenna. Ironia della sorte, o forse no, la nuova vela del piccolo cat made in USA nato in una base militare, fu una sgargiante randa con i colori dell’arcobaleno. Il piccolo circolo la utilizzò come barca scuola fino alla fine degli anni Novanta, quando venne posta in disarmo. Nel 2000, acquistata da S.M., fu sottoposta a completo e meticoloso restauro presso la Nautica Sbirry sul Lago Maggiore. La piccola tuga piatta e spigolosa fu ingentilita ed arrotondata nelle forme, furono eliminati i poco estetici oblò in plastica e completamente sostituita l'attrezzatura (ora tutta in bronzo con bozzellame in tufnol). Venne inoltre commissionata una nuova vela di colore bordeaux alla veleria Zaoli di Imperia. Lo scafo, perfetto, fu per anni rimessato presso un'area a cielo aperto nelle vicinanze di Castelletto Ticino, dove il tempo e le intemperie lo segnarono nuovamente.
La nuova vita di Trudy
Acquistata a fine 2017 da un nuovo armatore la barca è stata completamente restaurata presso le Officine Nautiche Verbano del Lago Maggiore. Portata a legno sono emersi i primi problemi legati all’incuria. I teli di copertura infatti, dilaniati dal tempo e dalle intemperie, hanno permesso all’acqua di infiltrarsi e ammalorare parte dello scafo e quasi tutta la coperta. Durante il restauro è stata sostituita parte della fiancata di dritta con nuovi pannelli in compensato marino di mogano, come gli originali, ricostruita la parte anteriore della chiglia fino alla cassa di deriva con massello di rovere e circa l’80% della coperta, sempre in compensato di mogano. La splendida attrezzatura in bronzo è stata completamente smontata, pulita e fatta lucidare, sono meritevoli di nota la massiccia puleggia in bronzo prodotta da Davey & Co a Londra, oggi ormai introvabile, e lo snodo dell’albero abbattibile incernierato in acciaio inox ed incamiciato in bronzo. La vecchia deriva pivotante in ferro, consumata dal tempo e dalla salsedine, è stata sostituita con una nuova, esatta copia, tagliata al laser, ma in acciaio inox in modo che non abbia paura di invecchiare.
L’attrezzatura velica
L’intero rig è stato rivisto, dalla gaffa del picco ricurva, costruita ex novo in lamellare di frassino, alle antenne completamente ripulite e trattate con 8 mani di bicomponente. La vela nuova, della veleria Zaoli dal caratteristico colore rosso mattone, è stata inferita nel boma, imbisciata sul picco e vincolata all’albero con i vecchi paternoster completamente ricondizionati senza però alterarne la patina del tempo. Sono state scelte le cime della linea Classic della ditta Liros, che più di ogni altra “rievocano” le cime classiche in materiali naturali. Il timone, ormai malandato, è stato ricostruito in massello di rovere a doppio strato per impedirne la torsione.
La coperta
La coperta è stata trattata e rifinita con antisdrucciolo Kiwigrip color crema, mentre la tughetta è stata verniciata di bianco avorio lucido. Sono stati ricercati gli oblò originali in ottone lucido, tipici dei catboat americani, con forma ad occhio di gatto. Lo scafo è tornato al suo originale color blu navy con una scintillante finitura poliuretanica lucida mentre la poppa è rimasta di un caldo mogano a vista. Ogni dettaglio è stato curato con maniacale attenzione, tanto da riuscire a restituire a Trudy la bellezza di uno dei più apprezzati disegni di Charles Wittholz, impreziosito dalla storia che l’ha accompagnata fino ai giorni nostri. Tra marzo e aprile 2018 la barca si è fatta ammirare in occasione di “Escale A Sète”, in Francia vicino a Marsiglia, il biennale e più importante festival marittimo del Mediterraneo. Oggi Trudy potrebbe essere ceduta ad un nuovo potenziale armatore, ma solo se dimostrerà di potersi prendere cura e amare uno scafo che non passerà mai di moda. Per informazioni: info@barchedepocaeclassiche.it
Trudy - La scheda tecnica
Anno / Year 1973
Cantiere / Shipyard Isola di Santo Stefano (La Maddalena – ITALY)
Progetto / Naval Architect Charles Wittholz (USA)
Materiale di costruzione / Material Legno
Lunghezza f.t. / LOA 4,68 mt
Lung. al galleggiamento / LWL 4,54 mt
Larghezza / Beam 2,25 mt
Pescaggio / Draft 0,40-1,12 mt
Dislocamento / Displacement 635 Kg
Armo velico / Rig Catboat aurico
Superficie velica / Sail area 15,79 mq
Motore / Engine Fuoribordo
Gallery
Per informazioni
info@barchedepocaeclassiche.it