Vele al terzo in Adriatico Foto MaccioneConsegnato all’UNESCO il dossier internazionale per inserire la navigazione con barche a vela latina e vela al terzo nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale mondiale. Il riconoscimento dell’arte di navigare con queste due tipologie di vele dovrebbe arrivare entro la fine del 2025. Il dossier è il frutto di un gruppo di lavoro internazionale composto dall’Italia, Croazia, coordinatrice del progetto, Francia, Grecia, Spagna e Svizzera. In Italia, il compito di raccogliere i dati e coordinare le comunità è stato svolto dal Museo della Marineria di Cesenatico, diretto dal 2005 da Davide Gnola, che ha operato in sinergia con il Ministero della Cultura.  

 Di Paolo Maccione – Aprile 2025   
Fotografie di Paolo Maccione

L'ARTE VELICA DIVENTA PATRIMONIO IMMATERIALE DELL'UNESCO

Vele latine in regata Foto Maccione 2Vele latine in regata in Liguria (Foto P. Maccione)

La pratica della navigazione con barche a vela latina e vela al terzo si avvia ad essere riconosciuta e registrata dall’UNESCO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura fondata nel 1945) nella “lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale”: nel mese di marzo 2025 è stato infatti consegnato all’UNESCO di Parigi l’ampio dossier frutto di un gruppo di lavoro internazionale composto, oltre all’Italia, da Croazia (coordinatrice del progetto), Francia, Grecia, Spagna, Svizzera, che documenta questa importante eredità di saperi e tecniche, attivamemente tramandata da numerose comunità in tutto il Mediterraneo, tra le quali molte nelle coste italiane. Si tratta del primo passo ufficiale verso un riconoscimento da tempo atteso, che premia il lavoro svolto da associazioni, esperti, musei, che hanno voluto salvare questo patrimonio bimillenario del Mediterraneo.

VELA LATINA E VELA AL TERZO, LE DIFFERENZE 

Trabaccolo Giovanni Pascoli 1936 Foto MaccioneLe vele al terzo di forma trapezoidale del trabaccolo Giovanni Pascoli, varato nel 1936, presso il Canale Leonardesco di fronte al Museo della Marineria di Cesenatico (Foto P. Maccione)

Vele latine in regata Foto Maccione 1La vela latina, di forma triangolare, è inferita su una lunga antenna (Foto P. Maccione)

La vela latina, a forma triangolare, viene usata a partire dalla tarda antichità in tutto il Mediterraneo e oltre, equipaggiando sia le grandi galee, sia le barche da pesca e da cabotaggio come gozzi e leudi; la vela al terzo nasce invece in secoli più recenti e si afferma solo nell’Adriatico settentrionale, è a forma di trapezio ed è sempre tinta con colori naturali e contrassegnata da simboli familiari o personali. Entrambe cessano di essere usate quando sulle barche arriva il motore, ma nei decenni passati alcune persone e associazioni iniziano a recuperare e tramandare questo importante bagaglio di saperi e tecniche restaurando barche e navigando, sino a giungere attualmente a una fitta attività di regate, raduni, scuole di vela, convegni, pubblicazioni, supportate a volte anche da alcuni musei che conservano anche le testimonianze materiali e la documentazione storica su queste barche e tecniche tradizionali.

(ANCHE) LE DONNE A BORDO  

Pitturazione Vele al Terzo Foto MaccioneLa pitturazione delle caratteristiche vele al terzo dell'Adriatico (Foto P. Maccione)

Flotta di vele latine Foto MaccioneRaduno di scafi a vela latina presso il borgo marinaro delle Grazie di Porto Venere (Foto P. Maccione)

Navigare con vela latina o al terzo richiede la conoscenza di saperi e tecniche sulle manovre da svolgere a bordo, la regolazione delle vele, la conoscenza della meteorologia locale e dell’ambiente marino, la manutenzione delle barche, e inoltre anche dei ruoli, dei rituali come il varo, dei proverbi e narrazioni legati a questa pratica; la navigazione è inoltre strettamente intrecciata ad altri saperi immateriali importantissimi come quelli dei maestri d’ascia che costruiscono le barche, e dei velai e velaie che confezionano e tingono le vele. La trasmissione di questi saperi avviene attraverso la pratica condivisa da generazione in generazione, favorendo la trasmissione tra le persone esperte e più anziane e le giovani generazioni, e abbattendo anche le barriere di genere, perché la vela latina e al terzo vedono attive protagoniste anche le donne, superando gli antichi pregiudizi.

IL MUSEO DELLA MARINERIA DI CESENATICO E IL MINISTERO DELLA CULTURA  
Davide Gnola Foto Maccione
Davide Gnola, dal 2005 direttore del Museo della Marineria di Cesenatico (Foto P. Maccione)

Da dx trabaccolo Cidia e bragozzo Vigo a Cesenatico Foto MaccioneA destra il trabaccolo Cidia e a sinistra il bragozzo Vigo, entrambi del 1921, esposti all'interno del Museo della Marineria di Cesenatico (Foto P. Maccione) 

La proposta di candidatura UNESCO è nata alcuni anni fa all’interno della AMMM, l’associazione dei musei marittimi del Mediterraneo. In Italia, il compito di raccogliere i dati e coordinare le comunità è stato svolto dal Museo della Marineria di Cesenatico diretto dal 2005 da Davide Gnola, mentre il fondamentale lavoro tecnico-scientifico di presentazione della candidatura è stato compiuto dall’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura, coordinato dalla Dott.ssa Elena Sinibaldi, focal point nazionale della Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, insieme alle dott.sse Francesca Sani, Sandra Condorelli, Valentina Soviero che hanno curato anche il processo di rilevamento e di registrazione dell’elemento nell’inventario nazionale  tramite la scheda di rilevamento MEPI. Ora, in attesa del riconoscimento da parte UNESCO previsto entro la fine dell’anno, le comunità dei praticanti della vela latina e vela al terzo stanno preparando una nuova stagione fitta di attività, nella quale coinvolgere le comunità e le amministrazioni locali potendo contare anche su questo nuovo importante elemento di sostegno e di promozione.

INFORMAZIONI  
www.museomarineria.it

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